Affittare in spazi privati all’aperto, un’alternativa sostenibile al classico campeggio: è il garden sharing, il turismo condiviso che rispetta l’ambiente, fa bene al portafogli e permette di conoscere molte più persone
Condividere prima appartamenti, poi viaggi in auto, ora i propri spazi verdi: da questa estensione della condivisione nasce l’idea del garden sharing: la condivisione di spazi privati da affittare per permettere ad altre persone di sostarvi in campeggio. Obiettivo è quello di incentivare un turismo sostenibile ma anche diverso, lontano dai tradizionali itinerari, ma sempre a contatto con la natura. E che permette di guadagnare sfruttando i propri spazi privati.
La startup di garden sharing è nata ad Ancona nel 2017, fondata da Mauro Moroni, e si tratta della prima della sua specie in Italia. Tramite un portale, gli utenti proprietari, chiamati gardensharer, possono pubblicare gratuitamente annunci per affittare i propri spazi all’aperto a chi voglia sostarvi in camper o tenda, o con attrezzature già disponibili sul luogo, come, addirittura, tende già montate o case sull’albero. Al momento sono disponibili in tutta Italia quattromila spazi all’aperto “affittabili”.
Grazie alla varietà degli spazi privati messi in affitto, con garden sharing è possibile soggiornare praticamente ovunque, dalla costa alla montagna fino alle città d’arte: la startup punta però ad espandersi oltre i confini italiani per aprirsi ai turisti stranieri e mostrare le potenzialità dei nostri territori. Infatti il vero punto di forza del “giardino in condivisione” non è tanto il fatto di essere un’alternativa, divertente ed economica, al classico campeggio, quanto la possibilità di vivere un’esperienza più entusiasmante che permette di entrare in contatto davvero con un luogo e le persone che vi abitano. Lo provereste?
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