La popolazione mondiale è in continuo aumento e inevitabilmente per sfamare sempre più persone abbiamo bisogno di implementazioni nel campo dell’agricoltura. Togliere ulteriore spazio alla natura sarebbe l’extrema ratio, forse troppo poco sostenibile. Ecco perché una soluzione congeniale potrebbe essere far fruttare a dovere i campi già adibiti a tale scopo. Nonostante la società stia progredendo, l’agricoltura resta comunque fondamentale per mandare avanti l’industria alimentare mondiale. Per rendere i campi prestanti occorre però difenderli dalla presenza di insetti e specie deleterie per il raccolto.
L’agricoltura convenzionale ha utilizzato per molti anni pesticidi chimici; solo da poco quest’ultima si è convertita in organica. L’agricoltura organica prevede l’utilizzo di sostanze biologiche e non dannose per il terreno ed il raccolto. Uno studio effettuato in 100 fattorie svizzere ha però evidenziato una realtà diversa da quella che ci saremmo aspettati.
L’agricoltura combatte i pesticidi
Stando ai risultati pubblicati dal dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università di Zurigo, le aziende agricole che sono passate all’organico stanno continuando a fare i conti con il passato. Gli scienziati hanno infatti evidenziato la presenza di circa 46 diversi tipi di insetticidi nei campi presi in esame. A sconvolgere è proprio il tempo passato dal loro ultimo utilizzo. Queste aziende infatti sono passate all’agricoltura biologica da più di venti anni. È stata proprio la permanenza nel tempo di queste sostanze chimiche a preoccupare gli studiosi.
Nonostante l’agricoltura convenzionale sia ormai in declino ci si sta quindi rendendo conto di quanto gli errori del passato possano continuare a pesare sul presente. Delle minime concentrazioni di pesticidi possono infatti ridurre la fertilità dei campi anche a distanza di anni. Ecco cosa ha affermato Judith Riedo, una ricercatrice dell’Università sovracitata: “La biomassa microbica mostra una significativa riduzione laddove i residui chimici sono maggiori”.
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