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L’orso grizzly è in pericolo: riconoscimento facciale per tentare il salvataggio

In una moltitudine di casi, l’uomo utilizza lo sviluppo tecnologico in una maniera errata, o quantomeno egoistica. Pensare al progresso senza applicarlo al benessere comune e non solo a quello antropico è più che fondamentale, proprio a causa delle conseguenze che il Pianeta sta pagando rispetto ai nostri comportamenti perlopiù sconsiderati. Fortunatamente però questo sfruttare la tecnologia per la preservazione del patrimonio faunistico e della flora è un qualcosa che sta accadendo sempre più su larga scala. Oggi vogliamo parlarvi di BearID, un progetto volto alla conservazione dell’orso, in special modo del grizzly.

Questo nasce da una collaborazione tra Melanie Clapham, biologa della British Columbia, e Miller e Mary Nguyen, sviluppatori della Silicon Valley con una specializzazione nella cosiddetta machine learning. Il progetto, descritto dettagliatamente su Ecology and Evolution è volto appunto alla difesa dell’orso grizzly nei parchi dell’America del Nord. Ciò che è stato sviluppato è un algoritmo molto simile al dog hipsterizer, tool in grado di riconoscere le specie canine. Il concetto è il medesimo, solo che in questo caso i protagonisti sono gli orsi.

Orsi e progresso tecnologico

L’intelligenza artificiale, dopo un upload di più di 4000 immagini di specie plantigradi, è in grado di distinguere un grizzly da un un altra razza di orso con un accuratezza pari all’84%. La tecnologia è infatti in grado di generare un sistema (non infallibile) che, grazie all’analisi di alcune caratteristiche facciali, sa identificare l’orso in questione.

Di tale progresso potrà giovare certamente il Knight Inlet Lodge di Glendale Cove, Canada. In questo caso il grizzly ha assoluta necessità di essere individuato e salvato da un destino funesto. Nulla vieta di pensare in grande anche sull’altra sponda dell’Atlantico. In Italia ad esempio non disdegneremmo una tale tecnologia per salvare l’orso bruno, specie sempre più in pericolo.

 

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