Lo scioglimento dei ghiacci è una delle più grandi sciagure che il nostro Pianeta è costretto a sopportare. La causa di tale processo è chiara ed evidente: il considerevole aumento delle temperature al quale stiamo assistendo inermi fin dalla prima rivoluzione industriale. L’uomo non ha alcun complice: è l’unico colpevole per quanto riguarda la modifica di tali equilibri naturali. Siamo così abituati a sentir parlare di scioglimento dei ghiacci però, che ce ne ricordiamo solo quando vengono riportati degli eventi catastrofici. Oggi, purtroppo, siamo costretti a descriverne uno. C’è un iceberg alla deriva nel mare antartico, le cui dimensioni sono assimilabili a quelle della città di Roma.
Parliamo di A74, un ghiacciolo di 1290 chilometri quadrati che si è staccato lo scorso venerdì dalla sua piattaforma di origine, la Brunt Ice Shelf. Nulla a che vedere rispetto alle dimensioni di A68, iceberg del quale vi abbiamo parlato qualche tempo fa nelle nostre pubblicazioni. In quel caso le dimensioni erano al limite dell’incredibile: circa 5800 chilometri quadrati.
L’ennesimo iceberg in giro per il mare
Ad annunciare ufficialmente il distacco è stata il British Antarctic Survey, ovvero il l’organizzazione di ricerca britannica in terra polare. Gli studiosi dell’Halley, situato proprio ad un paio di decine di chilometri di distanza dal luogo del misfatto, avevano fotografato già un paio di settimane fa delle crepe importanti nella piattaforma di ghiaccio sovracitata.
Fortunatamente l’hub di ricerca non ha subito alcuna conseguenza. “Non ci aspettavamo una reazione perché, dal punto di vista glaciale, il ghiaccio attorno alla stazione scientifica è leggermente separato dall’area che ha prodotto il frammento A74. Non c’è modo di trasmettere lo stress provocato dal distacco dell’iceberg fino al ghiaccio sotto la stazione” ha dichiarato il professor Oliver Marsh.
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