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Inquinamento dell’aria e forti temporali: scoperto un legame inaspettato

L’inquinamento è qualcosa di fondamentalmente invisibile ma capace di penetrare ovunque e cambiare in maniera drastica qualunque tipo di equilibrio naturale. In effetti vi forniamo costantemente esempi di ciò, ma in natura accadono talmente tante cose che la lista sarebbe pressoché infinita. Per fare un esempio calzante: avete mai pensato all’influenza che l’aerosol di particelle inquinanti ha sui fenomeni metereologici? Due scienziati del Mit si sono posti proprio questa domanda, ed hanno scoperto un particolarissimo legame tra inquinamento e temporali.

Le particelle che costituiscono l’aerosol atmosferico delle nuvole sono infatti in grado di generare tempeste sempre più frequenti nelle zone tropicali. Ciò per deduzione implica che, modificando le emissioni generate e dunque l’inquinamento avremo la possibilità di veder ridotta la forza di questi temporali.

È tutto correlato

Di fatto, queste minuscole particelle allo stato liquido che fluttuano in aria sono in grado di attrarre il vapore acqueo delle formazioni nuvolose, fornendo a quest’ultimo una sorta di “base di appoggio”. A posteriori, muniti di dati empirici raccolti durante alcune tempeste tropicali, gli scienziati si sono resi conto dello stretto legame tra inquinamento e forza dei temporali.

I più deleteri infatti sono esattamente gli stessi in cui la densità dell’aerosol è più alta. Tra le varie cose, è stata presa in analisi anche la variabile dell’umidità. Fondamentalmente il processo è semplice: più il clima è umido, più le tempeste tendono ad essere potenti.

Ciò che era sfuggito alla scienza fino ad oggi è però la stretta correlazione che esiste tra la densità dell’aerosol e appunto l’umidità. Anche qui, riflettendoci la questione è semplice: più l’aerosol è carico di inquinamento, più l’acqua tende ad evaporare, più si genera umidità, più i temporali sono forti e distruttivi.

I risultati dello studio pubblicato su Science sono dunque davvero illuminanti. L’ennesimo monito è dunque servito: vedremo se saremo capaci di dimenticare anche questo.