Lo studio della natura è qualcosa di estremamente interessante per chiunque se ne interessi. Inevitabilmente finiamo a guardarci intorno, chiedendoci quali siano le caratteristiche peculiari del mondo in cui viviamo ed interrogandoci sulla moltitudine di processi che avvengono silenziosamente. La scienza d’altro canto è qualcosa di irrinunciabile e vitale: non potremo mai e poi mai vivere senza delle risposte alle nostre curiosità. Alcuni scienziati vissuti nel passato hanno avuto delle intuizioni incredibili che, grazie allo sviluppo della tecnologia, oggi trovano delle piene conferme. Il più celebre di questi è certamente Charles Darwin, autore di una pietra miliare intitolata L’origine delle specie. Egli, tra le tante cose, teorizzò anche qualcosa di strambo: gli insetti che vivono sulle isole, in media, tendono a saper volare molto meno dei loro simili su terraferma.
Oggi una ricerca ha voluto capire la veridicità di questa tesi: il risultato è davvero sorprendente…
Selettività evoluzionistica
L’idea del biologo inglese prendeva spunto dalla forza del vento. Questo infatti, nei contesti marittimi, tende a tirare con una forza particolare. Viaggiando in moltissime isole dell’emisfero meridionale, Darwin si rese conto che moltissimi insetti non avessero le ali, avendo perso dunque la possibilità di volare.
Questo processo evolutivo secondo lui era appunto legato alle folate che, in caso di volo, avrebbero spinto i piccoli animali nelle acque marine, provocando la loro morte. Una ricerca pubblicata recentemente su Proceedings of the Royal Society B non fa altro che dargli ragione, confermando la gran parte della sua tesi.
Il lavoro effettuato da un pool di scienziati della Monash University di Victoria, Australia, ha infatti solamente rivisitato in parte la geniale intuizione del “maestro” britannico. Sembra infatti che il motivo alla base di questa evoluzione sia da cercare nell’energia che l’atto di volare costerebbe agli insetti.
In una realtà isolana infatti la tendenza peculiare è piuttosto incentrata sulla riproduzione, creando di fatto una sorta di gerarchia prioritaria evoluzionistica. Come se inconsciamente dunque l’insetto pensasse che volare costasse troppe energie: meglio evolvere sotto alcuni aspetti della vita più utili e meno pericolosi. Ecco dunque spiegato il perché moltissimi di questi piccoli animali sono definiti atteri.