Le ondate di caldo negli ultimi venti anni hanno mietuto un numero di vittime spropositato. Nonostante la retorica affermi molto spesso che i cambiamenti climatici saranno realmente tangibili solo tra qualche decennio, oggi una ricerca pubblicata su The Lancet ci “regala” dei numeri spaventosi.
Ma partiamo dal principio: successivamente alla rivoluzione industriale, l’uomo ha cominciato ad inficiare pesantemente sulle condizioni del Pianeta di cui è ospite. Il fatto di aver monopolizzato la gran parte di quest’ultimo ha illuso la nostra specie di esserne proprietaria. Il problema è che intaccando gli equilibri della natura, oggi rischiamo di pagare noi stessi, assieme al resto degli essere viventi, la spesa più cara.
Che afa che fa
Il protrarsi del rilascio di gas serra in atmosfera non ha fatto altro che favorire l’ormai celebre processo del surriscaldamento globale. Il termometro infatti sta facendo registrare, con il passare degli anni, dei numeri inimmaginabili solo qualche lustro fa.
La ricerca sovracitata ci ha fornito un dato tanto curioso quanto terribile: le ondate di caldo, dal 2000 ad oggi, hanno aumentato il loro tasso di mortalità del 53.7% rispetto agli over 65 su scala mondiale. Si pensi che, esclusivamente facendo riferimento al 2018, i decessi sono stati 296 mila: questi si sono verificati prettamente tra Giappone, Cina, India settentrionale ed Europa centrale.
Le ondate di caldo di fatto non rispettano un parametro oggettivo. Il riferimento varia a seconda di quella che è la temperatura media della zona in analisi in un determinato periodo. Se questa viene superata costantemente, il fenomeno meteorologico metterà a rischio sempre di più i soggetti considerati deboli.
Ma le ondate di caldo non hanno solo un’occasione per danneggiare la vita dell’uomo, anzi. Se pensiamo a ciò che è accaduto solo qualche mese fa in Australia, possiamo capire immediatamente. L’aria più calda infatti favorisce lo sviluppo di incendi in grado di distruggere tutto ciò che incontrano.