Molto spesso vi raccontiamo di situazioni al limite del concepibile che coinvolgono alcune specie in difficoltà presenti sul nostro Pianeta. La pressione antropica, in tutte le sue sfaccettature, ha mietuto un numero di vittime davvero esagerato. Uno dei processi che certamente risultano ingiustificabili nel 2020 è quello del bracconaggio: ancora oggi infatti un quantitativo importante di bestie è ucciso per essere venduto al mercato nero. Tale destino fino a pochi anni fa è toccato al bisonte europeo, che ha rischiato seriamente l’estinzione.
Oggi però, grazie ad una programmazione accurata volta al ripopolamento è possibile affermare che questo mammifero dalle dimensioni imponenti continuerà a calcare il suolo terrestre.
Che non si torni indietro
La classificazione degli animali a rischio è stilata da un associazione il cui scopo è proprio questo, ovvero la International Union for the Conservation of Nature (IUCN). Questo ente effettua un censimento continuo degli animali selvatici, tantoché è preso come riferimento mondiale per le classificazioni ufficiali (potete osservarne un esempio anche su fonti come Wikipedia).
Rispetto al Bison bonasus, comunemente chiamato bisonte europeo, il rischio estinzione sembra essere scomparso. La sua definizione in effetti è passata da vulnerabile a quasi minacciata: la speranza è che anche queste ultime parole possano presto scomparire.
Ma come ha fatto il bisonte europeo a raggiungere questo importantissimo traguardo? Molto semplice: grazie all’uomo, che si è prodigato per evitare la sua scomparsa. I numeri sono molto significativi: nell’arco di 20 anni la popolazione di bisonti selvatici è passata da 1800 a 6200, prettamente situati nelle foreste di Russia, Polonia e Bielorussia.
Questa impresa è stata possibile solo grazie ai già citati programmi dettagliatissimi di allevamento. Il ripopolamento infatti si è svolto all’interno di habitat protetti da ogni tipo di pericolo. Ogni tanto dunque siamo in grado di darvi una buona notizia come quella di oggi: il bisonte europeo, momentaneamente, non rischia più l’estinzione.