Coca-Cola accusata da un’inchiesta pubblicata sul Journal of Epidemiology and Community Health di aver investito del denaro per influenzare l’opinione pubblica sul tema dell’obesità.
Il colosso dei soft drinks è finito al centro della bufera per via di una ricerca secondo la quale l’azienda avrebbe sostenuto economicamente il Global Global Energy Balance Network (GEBN) per manipolare l’opinione pubblica sul tema dell’obesità a proprio favore. Il GEBN, che è stato chiuso nel 2015, era un’organizzazione no-profit statunitense che sosteneva la ricerca sulle cause dell’obesità, ma era principalmente nota per promuovere l’idea che la mancanza di esercizio fisico -e non una cattiva alimentazione – fosse principalmente responsabile dell’obesità.
L’inchiesta pubblicata sul Journal of Epidemiology and Community Health riporta diverse email e documeni interni i quali dimostrerebbero che Coca-Cola avrebbe finanziato studi con l’obiettivo di proteggere il proprio business. Diversi studi del GEBN sostenevano infatti come non fosse l’abuso di bevande zuccherate come la cola a causare l’obesità, ma soprattutto la mancanza di esercizio fisico.
“I documenti – si legge nella presentazione dell’inchiesta su BMJ Journals – rivelano che Coca-Cola ha finanziato e sostenuto il GEBN perché sarebbe servito come “arma” per “cambiare il dibattito” sull’obesità in mezzo a una “crescente guerra tra la comunità della salute pubblica e l’industria privata. Nonostante i suoi stretti legami con la società Coca-Cola, il GEBN doveva essere interpretato come un “broker onesto” in questa “guerra”. Il messaggio del GEBN doveva essere promosso attraverso un’ampia campagna di patrocinio che collegava ricercatori, responsabili politici, operatori sanitari, giornalisti e il pubblico in generale. In definitiva, queste attività avevano lo scopo di far avanzare gli interessi aziendali della Coca-Cola: il loro scopo era “promuovere pratiche efficaci in termini sia di politica che di profitto”. La proposta di Coca-Cola per la costituzione del GEBN conferma le preoccupazioni circa il coinvolgimento delle aziende alimentari e delle bevande nelle organizzazioni scientifiche e le loro analogie con Big Tobacco“.
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