Green jobs, più lavoro difendendo il Pianeta
Green jobs, una risposta alla crisi. Dall’ingegnere energetico all’ecobrand manager, dall’installatore di impianti termici a basso impatto alla ecowedding planner, dal disaster manager all’eco-designer, sono sempre di più le possibilità di occupazione offerte da quella che da anni ormai conosciamo come la “green economy”.
I numeri di una crescita inarrestabile, quella dei green jobs
I dati sono inequivocabili e parlano di una crescita occupazionale grazie ai green jobs sia a livello mondiale, sia a livello nazionale. Secondo l’ultimo rapporto (http://www.irena.org/menu/index.aspx?mnu=Subcat&PriMenuID=36&CatID=141&SubcatID=2729) dell’International Renewable Energy Agency (Irena), per la prima volta, nel 2015, gli occupati nel settore fotovoltaico hanno superato quelli dell’industria estrattiva del petrolio e del gas naturale. Negli Stati Uniti, il tasso di occupazione per le energie rinnovabili è aumentato del 6%, mentre l’occupazione nel petrolio e nel gas è diminuita del 18%. Allo stesso modo in Cina, dove l’energia rinnovabile ha impiegato 3,5 milioni di persone, mentre il petrolio e il gas solo 2,6 milioni. In tutto il mondo, sempre nel 2015, l’occupazione nel settore dell’energia verde è cresciuta del 5%, arrivando a 8,1 milioni di posti di lavoro, mentre il crollo dei prezzi del petrolio, che ha avuto inizio nell’autunno del 2015, ha eliminato, in tutto il pianeta, circa 350mila posti di lavoro nell’industria estrattiva. E ciò è ancor più vero se parliamo dell’occupazione femminile: infatti, la percentuale di donne che lavorano nel solare è in aumento – dal 19% nel 2013 al 24% dei circa 209mila posti di lavoro offerti nel 2014 dal settore dell’energia solare negli Stati Uniti. Non è ancora un risultato totalmente soddisfacente ma è di certo una percentuale superiore a quella che caratterizza il settore dell’energia convenzionale. Sempre secondo Irena si stima che i posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili potrebbero triplicare arrivando a circa 24 milioni entro il 2030. I numeri sono incoraggianti anche nel nostro Paese, secondo GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere (https://www.cliclavoro.gov.it/Barometro-Del-Lavoro/Documents/2015/Rapporto%20GreenItaly2015.pdf). Nel 2015 i green jobs in Italia hanno dato occupazione a circa tre milioni di persone, corrispondenti al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale. Nel rapporto si sottolinea inoltre come il nostro Paese guidi già da tempo la “riconversione verde” dell’occupazione europea: “dalla fine del 2014, il 51% delle piccole e medie imprese italiane ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania (29%)”. La diffusione dei green jobs a livello territoriale non è omogenea: essa premia le grandi regioni, soprattutto del Nord, come la Lombardia – una vera e propria eccellenza della green economy – l’Emilia Romagna ed il Veneto, ed in generale il nord ovest. A sud, si concentra solo il 24% circa delle assunzioni, soprattutto in regioni come la Campania, la Sicilia e la Puglia. Oltre che alla quantità, è poi importante capire qualcosa riguardo alla qualità dei lavori offerti nel settore green. Intanto sono mediamente più “stabili” di altri, se è vero che ben 46 professionisti verdi su 100 vengono assunti con tempo indeterminato e 12 su 100 con contratto di apprendistato. Inoltre risultano senza ombra di dubbio legate alla innovazione – il 66,8% di chi viene assunto nei settori della progettazione e della ricerca e sviluppo è una figura green, a dimostrazione del forte legame fra green economy e innovazione aziendale – e ad alti livelli di conoscenza e competenze – più del 40% degli assunti è costituito da laureati.
Le professioni più richieste
Secondo lo United Nations Environmental Programme (UNEP) si definiscono “green jobs” molteplici lavori diversi nel settore agricolo, manifatturiero, della ricerca e sviluppo, amministrativo e delle attività di servizio che contribuiscono sostanzialmente a preservare e rafforzare la qualità dell’ambiente, a proteggere l’ecosistema e la biodiversità, a ridurre i consumi di energia, materiali e materie prime come l’acqua, a minimizzare e a ridurre i processi di inquinamento dell’ambiente. Più precisamente, nel rapporto di Green Italy si dividono i green jobs in due principali tipologie: “green jobs” propriamente detti, quindi le figure professionali che incorporano per “definizione” competenze green, il cui lavoro, quindi, è direttamente finalizzato a produrre beni e servizi eco-sostenibili o a ridurre l’impatto ambientale dei processi produttivi; “ibridi”, e cioè figure professionali il cui lavoro non è finalizzato in modo diretto a produrre beni e servizi green o a ridurre l’impatto ambientale dei cicli produttivi, ma possono comunque contribuirvi nel momento in cui sono richieste loro competenze in tema, perché magari inserite in imprese o filiere green oriented. Tra le professioni maggiormente richieste, ne troviamo alcune che non destano certo sorpresa, altre che invece sono decisamente più curiose.
Una delle più importanti è quella dell’installatore di impianti termici a basso impatto. Questo tipo di lavoro riguarda l’evoluzione verso impatti ambientali ridotti che sta subendo il settore dell’edilizia. Questa figura si occupa di idraulica, termoidraulica, riscaldamento, raffrescamento. Sempre legate al tema dell’efficientamento energetico ci sono poi altre professioni: dal designer di sistemi fotovoltaici, capace di integrarli al meglio alla vista e all’architettura preesistente, allo specialista in management della programmazione energetica, che dirà dove tagliare e quali impianti convertire, e ancora l’ingegnere specializzato che saprà progettare la coibentazione di un edificio. Molto importante poi la figura dal certificatore energetico, un esperto che certifica le prestazioni energetiche di case ed edifici. Esegue rilievi sull’immobile, verifica i libretti degli impianti elettrici e termoidraulici, stima il consumo energetico medio dello stabile. Legato al settore delle energie green c’è poi il ruolo di progettista dei sistemi a energie rinnovabili. Tale professionista valuta l’impiego di tecnologie diverse (eolico, solare o biomassa) in contesti diversi, dalla città ai campi agricoli. È in grado di verificare requisiti e conseguenze dell’impatto, dall’inquinamento alle condizioni di ventosità, dai vincoli paesaggistici a quelli ambientali e idrogeologici. In aumento poi le richieste di professionisti che si occupino di un settore strategico come quello della prevenzione dei fattori di rischio ambientale: parliamo quindi del disaster manager, anche chiamato emergency manager.
Quando i rifiuti diventano un lavoro
Molti poi sono i green jobs collegati al settore dei rifiuti. Prima di tutto ci sono le aziende che si occupano di raccogliere i rifiuti ingombranti e la spazzatura dei cassonetti per smistarla e prepararla per essere inviata ai consorzi di filiera. Secondo la Commissione europea questo settore riesce a dare, in tutta Europa, lavoro a due milioni di persone garantendo un fatturato annuo di 150 miliardi di euro. Ma i rifiuti possono essere anche trattati per essere riutilizzati: il nostro Paese è uno dei leader mondiale nel settore del riciclo e del riuso, tanto da essere il terzo, a livello mondiale, nel riciclo dell’alluminio e il secondo, in Europa, in quello di carta e cartone. Per poter diventare un professionista del recupero dei materiali, è necessario imparare a distinguere e trattare i diversi tipi di rifiuti, ad utilizzare i macchinari, a conoscere le tecniche di trasporto delle varie tipologie di rifiuto e le precauzioni indispensabili per trattare, senza danni per sé o per le altre persone, quelli pericolosi.
Lavori tradizionali che diventano “green jobs”
E poi ci sono professioni che, con alcuni accorgimenti, possono diventare green e dare nuovo slancio all’occupazione. Come, ad esempio, l’eco-chef: si tratta di un professionista della cucina che è particolarmente attento alle tematiche ambientali, quindi sceglie solo prodotti a KM0 e biologici, opta per sistemi di cottura più sostenibili, come ad esempio il vapore, sta attento a non sprecare alimenti e a riutilizzare gli scarti, non accetta di utilizzare prodotti artificiali per elaborare e preparare i suoi piatti. Oppure c’è la ecowedding planner, una specialista dell’organizzazione di matrimoni che si occupa di rendere la cerimonia completamente eco-sostenibile, dalla scelta della location a quella delle bomboniere, dai fornitori ai menù, tutto deve essere il più possibile ad impatto zero. E come non parlare, poi, degli eco-parrucchieri che scelgono solo prodotti naturali per tinte e trattamenti ristrutturanti o prodotti che non prevedano esperimenti sugli animali, che sono attenti alla raccolta differenziata, alle emissioni nocive e agli sprechi energetici.