Zero Waste, la sfida ai rifiuti parte da New York
Zero Waste, ovvero zero rifiuti. La recente sfida, lanciata dal sindaco Bill de Blasio a New York per ridurre la produzione di rifiuti destinati alla discarica o all’inceneritore, è parte integrante dell’ambizioso programma che il primo cittadino della Grande Mela sta mettendo in campo per arrivare all’azzeramento dei rifiuti entro il 2030 e, soprattutto, di ridurli del 50% entro fine giugno 2016. Il programma affronta sia il flusso del rifiuto residenziale, sia quello commerciale. L’iniziativa, che parte da basi ecologiche, riveste anche un importante ruolo sociale, dal momento le imprese partecipanti hanno l’obbligo di donare gli alimenti invendibili, ma ancora edibili, ad associazioni che assistono le persone in difficoltà: si stima infatti che 107 tonnellate di alimenti verranno complessivamente donate. Jilly Stephens direttore esecutivo di City Harvest, una delle Ong attiva dagli Anni Ottanta nella distribuzione di alimenti ai bisognosi, che collabora con l’iniziativa, ha espresso totale sostegno e apprezzamento per il progetto dichiarando: «Sono 1,4 milioni i newyorkesi che faticano a mettere insieme pasti regolari in tavola e che vanno sostenuti. Inoltre, il recupero di cibo in eccesso è un modo efficace per ridurre i rifiuti alimentari che sono causa di emissioni evitabili di gas a effetto serra, aiutando al contempo le persone in difficoltà».
L’obiettivo Zero Waste in Europa…
Solo pochi mesi fa, Unilever annunciava che 242 stabilimenti in 67 Paesi del mondo erano diventati a Rifiuti Zero, ad oggi l’azienda può confermare che tutti i rifiuti e i prodotti obsoleti, provenienti non solo dalle fabbriche ma anche dai centri logistici e di distribuzione, nonché dagli uffici di Unilever del continente, fabbriche, hub, depositi e uffici, vengono riciclati e non finiscono quindi nelle discariche. Diventare un’azienda 100% Zero Waste è un obiettivo che Unilever si era posta a gennaio 2015 e il network europeo è stato il primo a raggiungere il risultato grazie a 63 nuove strutture che, da oggi, sono in grado riciclare la totalità dei rifiuti. Questo risultato è stato ottenuto grazie all’applicazione dell’approccio delle 4R – Reducing, Reusing, Recovering, Recycling – che Unilever adotta per implementare modelli produttivi circolari lungo tutta la catena del valore tramite l’impiego ti tecnologie innovative e il riutilizzo delle risorse in modi alternativi. Oggi, ad esempio, Unilever trasforma i residui di produzione in componenti edili, concimi e altri materiali ottimizzandone così l’impatto ambientale. Pier Luigi Sigismondi, Chief Supply Chain Officer di Unilever, spiega: «Sono estremamente fiero del traguardo raggiunto grazie al lavoro delle nostre persone e delle realtà con cui collaboriamo ma, certamente, rimane molto lavoro da fare per poter ispirare un cambiamento su larga scala. È ora di accelerare verso un mondo a rifiuti zero e la collaborazione con 2degrees ci permetterà di condividere risultati ed esperienze per poter incoraggiare altre aziende a fare lo stesso per procedere insieme verso questo ambizioso obiettivo comune». L’obiettivo Zero Waste, oltre che a rispondere alla strategia di crescita sostenibile di Unilever limitando lo spreco di risorse, contribuisce a combattere il cambiamento climatico. Ogni anno infatti viene prodotta, a livello globale, una quantità di rifiuti solidi pari a 1,3 miliardi di tonnellate – di cui l’80% viene mandato in discarica – che causa, in fase di smaltimento, pesanti emissioni di CO2. «Siamo particolarmente orgogliosi di poter affermare che tutti i nostri siti in Europa siano ora Zero Waste – ha dichiarato il presidente di Unilever Europa, Jan Zijderveld -. Ottenere questo risultato è stato complesso, poiché molti dei siti non produttivi del continente non sono di nostra proprietà. I nostri team hanno investito molte energie, dimostrando grande intraprendenza nell’affrontare molteplici sfide. Lo Unilever Sustainable Living Plan è profondamente radicato in tutta l’organizzazione e rappresentato in tutti i nostri brand. Investire in sostenibilità, tramite maggiore efficienza delle risorse e migliore utilizzo dei materiali, è un modello di business vincente». I continui investimenti da parte di Unilever per assicurare il riciclo dei rifiuti si inseriscono appieno nel supporto da parte dell’azienda ai Global Goals delle Nazioni Unite che puntano a risolvere, entro il 2030, buona parte delle sfide che il Pianeta si trova ad affrontare. Infatti, il riciclo non impatta positivamente solo sull’ambiente bensì – seppur in modo più indiretto – anche sull’economia e sulla società, aspetti cardine del piano per la crescita sostenibile di Unilever.
… e in Italia
Anche nel nostro Paese le imprese, soprattutto quelle giovani, pongono molta attenzione all’obiettivo di azzerare o quantomeno minimizzare i rifiuti di produzione La startup siciliana Kanèsis ha vinto il premio di “Zero Waste Italy Le Buone Pratiche di Impresa Verso Rifiuti Zero”, perché ricopre un ruolo importante tra le realtà che si sono distinte per l’attuazione delle buone pratiche di riduzione, riciclo e riuso dei rifiuti nelle diverse fasi di produzione. Il riconoscimento le è stato conferito da Zero Waste Italy, l’associazione che coordina le iniziative Zero Waste italiane con le reti europee e mondiali facenti parte del progetto. La società Kanèsis, impegnata nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione di nuovi bio-compositi termoplastici di origine naturale, ha brevettato un bio-composito utile per la stampa 3D, chiamato HempBioPlastic (HBP) derivato dal riutilizzo degli scarti di lavorazione della canapa industriale. «Desidero ringraziare, a nome di tutto il team Kanèsis, Zero Waste Italy e il Comune di Capannori per questo prestigiosissimo premio. Fino a qualche tempo fa non pensavano neanche di raggiungere questo obiettivo. Crediamo che per riappropriarci del nostro futuro dobbiamo tornare alla terra: questo non vuol dire regressione ma evoluzione. La nostra bio-plastica è moderna, attuale e con sviluppi futuri infiniti. Eppure è totalmente verde», ha dichiarato Giovanni Milazzo, co-fondatore di Kanèsis. Tra le aziende selezionate da Zero Waste Italy troviamo anche l’Associazione Rondine, la cittadella della pace vicino ad Arezzo, con la seguente motivazione: «Un esempio di impresa sociale e culturale di grande importanza, in quanto muove da studenti provenienti da diversi paesi in conflitto fra loro, che ha deciso di progettare il proprio borgo adottando i dieci passi rifiuti zero». A ricevere il premio Luca Pighini in rappresentazione della Presidenza e i due giovani dello studentato Internazionale, Ana, serba e Ahmed, sudanese, che stanno lavorando al progetto per rendere la Cittadella di Rondine completamente ecosostenibile grazie alla collaborazione con il Comune di Capannori e il Centro di Ricerca Rifiuti Zero.