Quante volte mangiare la frutta secca a settimana per goderne dei benefici? Come integrarla nella dieta
La frutta secca è un alimento prezioso per la nostra dieta, ma spesso ci si chiede quanto sia opportuno consumarla.
Vediamo insieme le raccomandazioni degli esperti e alcuni consigli pratici per inserirla correttamente nell’alimentazione quotidiana.
La frutta secca è apprezzata non solo per il suo sapore gradevole ma anche per i numerosi benefici che apporta alla salute. Ricca di antiossidanti, acidi grassi Omega 3 e acido folico, rappresenta uno snack ideale tra i pasti o un ingrediente versatile per arricchire diversi piatti, dalle insalate alle zuppe fino ai dessert come yogurt e porridge.
Tuttavia, data la sua elevata densità calorica – con 100 grammi che possono contenere fino a 500-600 calorie – il suo consumo deve essere moderato.
Per trarre il massimo beneficio dalla frutta secca è importante sceglierla al naturale. Questo significa evitare varianti tostate e salate o quelle caramellate come arachidi e pistacchi serviti comunemente all’aperitivo o le nocciole caramellate. La scelta del naturale garantisce di mantenere intatte tutte le proprietà nutritive senza aggiungere sale o zuccheri inutilmente.
Frutta Secca: quante volte a settimana?
Le Linee Guida per una Sana Alimentazione suggeriscono di consumare piccole porzioni di frutta secca, nell’ordine dei 20-30 grammi, due o tre volte alla settimana. È preferibile assumerla lontano dai pasti principali, magari come spuntino a metà mattina o pomeriggio oppure prima dell’allenamento fisico, dove può fungere da ottimo carburante energetico.
Per avere un’idea più chiara su cosa significhi una porzione da 20-30 grammi di frutta secca ecco alcuni esempi: mandorle (20-25 pezzi), nocciole (20-25), noci (6-7), anacardi (15-20), noci pecan (8-9), noci di Macadamia (10-15), pinoli (fino a 100 pezzi) pistacchi (25-30) e arachidi (25). Queste quantità permettono di godere dei benefici della frutta secca senza eccedere nel consumo calorico.
È utile distinguere tra frutta disidratata e quella secca; entrambe sono nutrienti ma presentano differenze significative in termini nutrizionali. La frutta disidratata tende ad avere un contenuto più elevato di carboidrati e zuccheri rispetto alla versione a guscio che invece offre maggior quantità di grassi insaturi ed energia più duratura. Entrambe sono fonte importante di fibre anche se la quantità varia leggermente tra le due tipologie.
Nonostante i suoi benefici, ci sono situazioni in cui il consumo della frutta secca dovrebbe essere limitato o evitato del tutto come nei casi di colite, gastrite, ulcera peptica o morbo di Crohn dove le fibre possono risultare irritanti. Analogamente la frutta disidratata non è consigliabile per chi soffre di diabete dato l’elevato contenuto zuccherino.