Ecomafie 2024, quali sono le Regioni d’Italia dove si commettono più crimini (e di quale specie)
L’ultimo report di Legambiente, “Ecomafia 2024. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, pubblicato da Edizioni Ambiente nel trentesimo anno dalla sua prima uscita, lancia un allarme preoccupante sul fronte dei reati ambientali in Italia.
Nonostante gli sforzi per arginare il fenomeno, il 2023 si è rivelato un anno da record per quanto riguarda le violazioni legate all’ambiente.
Con oltre 35mila crimini registrati, si è assistito a un incremento del 15,6% rispetto al 2022. Ciò significa una media di 97,2 reati al giorno o quattro ogni ora. Questi dati mettono in evidenza come la lotta alle ecomafie sia ancora lungi dall’essere vinta e richieda un impegno costante e rinnovato.
Tra le principali categorie di reati spiccano il ciclo illegale del cemento con 13.008 infrazioni (+6,5%), seguito dal ciclo dei rifiuti che registra un preoccupante +66,1% con 9.309 casi. Notevoli anche gli illeciti contro gli animali che comprendono bracconaggio, pesca illegale e traffici di specie protette o animali da affezione fino agli allevamenti non regolamentari. Incendi dolosi e colposi non sono da meno con i loro 3.691 casi registrati.
Ecomafie 2024: il rapporto
Il report evidenzia anche una crescita nei crimini contro il patrimonio culturale (+58,9%) e nelle filiere agroalimentari (+9,1%). Il caporalato rimane una piaga aperta con ben 45.067 illeciti amministrativi segnalati nel solo anno passato.
La Campania si conferma la regione italiana con il maggior numero di reati ambientali (4.952), seguita dalla Sicilia (3.922) che supera la Puglia (3.643). Anche Calabria e Toscana mostrano numeri preoccupanti rispettivamente con 2.912 e posizioni avanzate nella classifica nazionale delle violazioni ambientali.
A livello provinciale Napoli guida la classifica con ben 1.494 reati registrati nel corso dell’anno passato; seguono Avellino (1.203) e Bari mentre Roma scende al quarto posto (867). Tra le province del Nord spicca Venezia che entra nella top venti delle aree più colpite dall’illegalità ambientale.
Nonostante l’applicazione della legge n°68/2015 sugli ecoreati abbia superato le quota delle contestazioni rispetto agli anni precedenti, si registra comunque un calo dovuto alla diminuzione dei controlli effettuati dalle autorità competenti. Questo scenario sottolinea l’importanza di intensificare gli sforzi nella tutela dell’ambiente attraverso misure più efficaci contro le pratiche illegali che continuano a danneggiarlo gravemente.