Curiosità

La preoccupazione degli scienziati per le emissioni di protossido di azoto: perché i livelli sono davvero preoccupanti

Le emissioni di protossido di azoto (N2O) rappresentano una crescente preoccupazione per gli scienziati e i policy maker a livello globale.

Uno studio recente condotto dal Boston College ha messo in luce un’escalation allarmante dei livelli di N2O nell’atmosfera, evidenziando la necessità urgente di ridurre le fonti antropogeniche di questo potente gas serra.

Il settore agricolo emerge come il maggior responsabile dell’aumento delle emissioni, con un incremento del 67% negli ultimi quarant’anni. Questa crescita è attribuita principalmente all’uso intensivo di fertilizzanti azotati e ai reflui animali prodotti dagli allevamenti industriali.

Tali pratiche hanno portato l’agricoltura a rappresentare circa tre quarti delle emissioni totali antropogeniche nel decennio 2010-2020.

Il ruolo del Protossido di Azoto nel cambiamento climatico

Il protossido di azoto, noto anche come gas esilarante, è uno dei principali contributori al cambiamento climatico causato dall’uomo. Con un potenziale di riscaldamento globale 300 volte superiore a quello della CO2 e una persistenza nell’atmosfera che può superare il secolo, l’impatto del N2O sul clima è profondo e duraturo. In aggiunta, questo gas contribuisce alla distruzione dello strato ozonico e alla contaminazione dell’aria, dell’acqua e del suolo.

Clima e paura
Problemi sul clima (BioPianeta.it)

I dati raccolti dallo studio indicano che le concentrazioni atmosferiche di N2O sono salite a 336 parti per miliardo nel 2022, segnando un aumento del 25% rispetto ai livelli preindustriali. Questa crescita supera notevolmente le previsioni precedenti dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), sottolineando la gravità della situazione attuale.

Una delle sfide più significative nella lotta contro le emissioni di protossido di azoto è l’assenza totale al momento attuale di tecnologie capaci di rimuovere efficacemente il N2O dall’atmosfera. Di conseguenza, la strategia più efficace rimane quella della riduzione alla fonte delle emissioni stesse.

Per mantenere l’aumento della temperatura globale al disotto dei 2°C – obiettivo centrale dell’Accordo di Parigi sul clima – sarà necessario ridurre drasticamente le emissioni del protossido di idrogeno dell’ordine del20% entro il 2050. Secondo il nuovo studio dell’università di Boston, solo una decisa diminuzione delle emissioni antropogene potrebbe consentire di raggiungere questo obiettivo.

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