Favignana e l’incubo dell’ecomostro
Da qualche giorno Favignana è piombata in un incubo. Tre ciminiere, alte quindici metri e ben sette generatori a gasolio, a poche centinaia di metri dal mare: questo è il progetto che minaccia alcune tra le spiagge più belle di Favignana, come Cala Azzurra, Cala Rossa e Bue Marino. Sembrerebbe solo un racconto dell’orrore e invece – incredibilmente – un progetto per la costruzione di una centrale elettrica vecchio di quindici anni ha ottenuto in questi giorni il via libera dalla Regione Sicilia e anche dalla Soprintendenza. In effetti, la più grande delle isole Egadi non è servita da Enel, e per la Regione la questione energetica è di “preminente interesse pubblico”, poco importa dunque del bellissimo paesaggio che verrebbe deturpato, senza contare l’impatto ambientale e i possibili risvolti negativi sul turismo. Quindi una nuova centrale elettrica a gasolio dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) sorgere a circa 350 metri dal mare di Cala Azzurra e a 500 metri da quello del Bue Marino, ma l’intera isola di Favignana, amministrazione comunale compresa, dice “no” al rischio di veder realizzato un impianto industriale, a evidente gigantesco impatto ambientale, in una delle zone più belle dell’isola. Anche perché nel 2013, la Soprintendenza aveva stabilito che in quella stessa area (due ettari, peraltro sotto la tutela dal Piano Paesaggistico e dall’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, la più grande d’Europa) non si sarebbe potuto costruire nemmeno un muretto. Nel terreno dove dovrebbe sorgere la centrale, invece, si possono per assurdo costruire ciminiere, capannoni in cemento armato, silos, sala macchine. «Ciò che vorrebbero realizzare è un ecomostro», dice Roberto Tripodo, proprietario di case vacanze e terreni agricoli limitrofi alla zona destinata alla nuova centrale. «Non ci sarà un solo turista – afferma – che percorrendo la strada, non si accorgerà della centrale. L’economia dell’isola si basa sul turismo e questo impianto non si muove in questa direzione». «Paradossalmente – dice ancora Tripodo – nei lotti agricoli limitrofi e adiacenti la Soprintendenza, in base al piano paesaggistico, approvato nel 2013, non consente la realizzazione neppure di un barbecue in muratura, ma nella particella 11 del foglio mappale 45, è consentita la realizzazione di una centrale elettrica, senza che questa produca impatto ambientale». Una situazione paradossale, che ha davvero dell’assurdo. Ma come è possibile che succeda tutto questo? In primis, sembra possibile perché l’amministratore delegato di Sea, la Società Elettrica di Favignana Spa appunto, che vende l’energia all’isola, è anche ad di Selma Srl, la società proprietaria del terreno, immerso nell’area protetta, sul quale sorgerà la centrale contestata. Il progetto della Sea prevede quindi di realizzare in questa area, che si estende per due ettari, una grande centrale elettrica da 25 megawatt con capannoni industriali in cemento armato, silos, serbatoi, strade e sala macchine a due piani con sette generatori a gasolio che, attivi 24 ore su 24, nonostante un impianto apposito per ridurre le emissioni, emetteranno fumi da tre ciminiere. L’impianto, nello studio di valutazione d’incidenza, è descritto come un complesso che si eleverà nel suo punto più alto di 10,40 metri, di cui 3,80 al di sotto del piano di campagna, diminuendo notevolmente l’impatto visivo dell’intero complesso nel suo immediato intorno. Se non è un racconto dell’orrore questo…
Favignana dice no
«Nessuno vuole questa centrale: non la vogliono gli albergatori, non la vuole la gente, non la vuole il Comune», dichiara Michele Rallo, consigliere comunale di Favignana; «La Sea ha comunque bisogno che il Comune approvi la variante urbanistica per quel terreno. Il Consiglio comunale è però contrario alla modifica, e ha promosso una campagna mediatica contro il progetto della centrale. Noi non vogliamo la cementificazione di quella zona, e vogliamo invece che la vecchia centrale, dove già adesso la Sea produce energia elettrica, si rinnovi, attraverso le nuove tecnologie, e vada verso le rinnovabili – continua Rallo –, ma il nostro timore è che la Regione Sicilia ignori la posizione del Comune e degli isolani, si nasconda dietro l’interesse nazionale e modifichi da sola la variante urbanistica per dare il definitivo via libera al progetto». Nettamente contrario è ovviamente il Comune di Favignana che, per voce del sindaco Giuseppe Pagoto, ritiene senza giri di parole il sito poco opportuno per la realizzazione dell’impianto. «Nel 2016 – dice il sindaco – si dovrebbe pensare piuttosto a insediare centrali a energia rinnovabile. Questo è un progetto datato e siamo fiduciosi che la Sea vorrà cercare altre soluzioni per l’indispensabile approvvigionamento energetico, insieme all’amministrazione comunale e a quanti hanno a cuore la sostenibilità ambientale dell’isola. Questa è una follia, soprattutto in un momento in cui sta per essere varata una legge che prevede incentivi per l’uso delle energie rinnovabili nelle isole minori – continua Pagoto -. Favignana ha il sole, il vento, è ad una distanza brevissima dalla costa che ci potrebbe consentire anche di utilizzare il cavidotto della Terna e noi stiamo ancora a progettare impianti ecomostro che vanno a gasolio? Dalla sua, la Sea ha un’autorizzazione all’impianto che risale al 2004 ed evidentemente le amministrazioni che si sono succedute sull’isola non hanno mai preso a cuore la situazione e il danno ambientale che provocherebbe un impianto del genere all’isola, ma noi non intendiamo concedere alcuna variante urbanistica fino a quando il progetto rimarrà questo. Spero che l’azienda si renda conto che ci sono altre strade percorribili».
Una guerra aperta contro il mostro
La Sea, società di proprietà della famiglia palermitana Accardi, si è finora limitata a una parziale apertura: «Lo sviluppo di ulteriori produzioni di fonti di energia rinnovabile, tutte da verificare a livello industriale nel tessuto di Favignana, potrà nel futuro consentire di disporre di consistenti capacità produttive da fonti alternative limitando di conseguenza ed in prospettive l’uso di fonti tradizionali». Insomma, rinnovabili sì ma solo come eventuale fonte integrativa di energia. Per cercare un punto d’intesa con il Comune l’intento della Sea è infatti quello di presentare un ulteriore progetto pilota, “in aggiunta a quello oggetto dello spostamento”, che possa utilizzare fonti energetiche non inquinanti e che possa connettersi alla rete di distribuzione dell’isola. Combattono la guerra contro l’ecomostro, a fianco del sindaco e di tutta l’amministrazione di Favignana, sia la popolazione, sia gli operatori turistici e le associazioni ambientaliste dell’isola. Dice il titolare di un albergo: «Non capisco proprio la necessità di realizzare una nuova centrale. Non abbiamo mai avuto grossi problemi di energia, se non qualche fisiologico blackout ad agosto. Ma quel che è certo è che i turisti scapperebbero solo alla vista di ciminiere a due passi dal mare».