Salute e benessere

Questi funghi sono una speranza per li pianeta: sono gran divoratori della plastica

Un problema che è possibile risolvere in una maniera innovativa. Funghi mangia plastica: una speranza contro l’inquinamento.

Nel 2015, Jenna Jambeck, professoressa di ingegneria presso l’Università della Georgia, ha lanciato un allarme che ha scosso la comunità internazionale: ogni anno, 8,8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani. Una quantità impressionante che equivale a scaricare il carico di un camion dell’immondizia in mare ogni minuto. Ma la situazione potrebbe presto aggravarsi ulteriormente, con stime che prevedono un afflusso annuale di rifiuti plastici nei mari tra le 22 e le 58 milioni di tonnellate nei prossimi anni. Di fronte a questo scenario catastrofico, la ricerca scientifica sembra aver trovato una possibile soluzione: i funghi mangia plastica.

funghi divoratori plastica
I funghi non fanno bene solo alla salute – Foto | Biopianeta.it

La rivoluzionaria scoperta australiana. L’Università di Sydney si è distinta per aver condotto uno studio innovativo sui funghi capaci di degradare il polipropilene, un materiale presente in numerosi oggetti quotidiani. La ricerca pubblicata sulla rivista Materials Degradation ha messo in evidenza le straordinarie capacità dei funghi Aspergillus terreus e Engyodontium album. Questi microrganismi sono stati osservati mentre deterioravano significativamente il polipropilene in soli 90 giorni, raggiungendo una degradazione completa del materiale in circa 140 giorni. Un risultato senza precedenti che apre nuove prospettive nella lotta contro l’inquinamento da plastica.

Il contributo olandese alla ricerca

Parallelamente agli sforzi australiani, i microbiologi marini del Royal Netherlands Institute for Sea Research hanno concentrato la loro attenzione su un altro fungo mangia plastica: il Parengyodontium album. Questo microrganismo predilige il polietilene e si è scoperto che vive negli strati marini superficiali, inclusa l’area dell’isola di plastica del Pacifico (Pacific Trash Vortex). Tuttavia, gli studiosi hanno evidenziato una limitazione importante: il fungo può agire efficacemente solo sulla plastica esposta ai raggi ultravioletti del sole e quindi non può intervenire sulla vasta quantità di rifiuti presenti negli strati più profondi degli oceani.

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Ridurre la plastica resta fondamentale – Foto | Biopianeta.it

Le sfide future. Nonostante questi promettenti risultati scientifici offrano una nuova speranza nella battaglia contro l’inquinamento da plastica, gli esperti rimangono cauti. L’applicazione pratica dell’utilizzo dei funghi mangia plastica richiederà tempo (stimato tra i 3 e i 5 anni) e non sarà sufficiente da sola a risolvere completamente il problema. È essenziale accompagnare queste innovazioni con una riduzione significativa dell’uso della plastica e lo sviluppo parallelo di altre soluzioni sostenibili.

In conclusione mentre ci avviciniamo sempre più alla comprensione delle potenzialità dei funghi nel contrastare l’inquinamento da plastiche nei nostri mari e ambientali naturalistici terrestri; resta chiaro che solo attraverso un approccio combinato – riducendo la produzione e consumo della plastiche insieme all’esplorazione delle innovative biotecnologie come quella dei “funghi mangiaplastiche” – possiamo sperare nel mitigare gli effetti devastanti della contaminazione globale da plastiche.

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