Coltivare nel deserto grazie ad una serra ad acqua marina
Come può l’agricoltura far fronte ai cambiamenti climatici e alla diminuzione delle risorse? Una startup londinese ha messo a punto una serra speciale che funziona grazie all’acqua marina
Coltivare anche nel deserto, nonostante la siccità, sfruttando l’acqua marina: è il principio alla base della serra speciale messa a punto dalla startup britannica Seawater Greenhouse, che permette di ottenere frutta e ortaggi anche in condizioni estreme sfruttando l’acqua del mare e la luce solare combinate insieme. Il tutto pensato per far fronte, nel futuro, alla sempre maggiore diminuzione delle risorse. L’aumento della popolazione globale, insieme ai cambiamenti climatici, influiscono infatti negativamente sulle condizioni necessarie per la coltivazione, mettendo così a rischio la sicurezza alimentare del pianeta. L’obiettivo di Seawater Greenhouse è quello di trovare soluzioni alternative per rendere possibile la coltivazione anche dove sembra impossibile farlo.
Sviluppata dall’inventore Charlie Paton, questa speciale serra combina tra loro due risorse che sono illimitate, ovvero l’acqua del mare e la luce del sole, per fornire le condizioni in cui una coltivazione può svilupparsi anche in ambienti aridi. L’acqua del mare viene usata per umidificare e raffreddare l’aria: la luce calda del sole produce vapore acqueo, che viene distillato per produrre acqua dolce. L’utilizzo di acqua marina permette quindi di ridurre la temperatura della serra rispetto all’ambiente esterno, e inoltre di usare fino al 90 per cento di acqua dolce in meno, essendo questa prodotta tramite dissalazione dell’acqua marina.
Questo tipo di coltivazione si configura dunque perfetto per le zone aride che si trovano in prossimità del mare: attualmente è in fase di sperimentazione in Australia, Tenerife e Abu Dhabi, dove le condizioni ambientali rendono difficili le coltivazioni tradizionali. Secondo gli sviluppatori di questa serra speciale, con questo metodo può essere coltivata praticamente qualsiasi verdura: a prova così che la siccità non deve essere sinonimo di carestia, e che si può far fronte anche alla progressiva carenza d’acqua del pianeta.
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