I meteorologi lanciano l’allarme: tempeste devastanti e uragani a 300 km/h in arrivo, mai così violenti
Il cambiamento climatico sta diventando un vero e proprio problema. La situazione delle tempeste si fa sempre più preoccupante: ecco cosa dicono gli esperti
Cresce la forza e l’intensità degli uragani a tal punto che anche gli studiosi sono fortemente preoccupati per quanto accaduto negli ultimi tempi. Sono cinque le categorie utilizzate dai meteorologi che misurano la forza degli uragani tramite la scala Saffir-Simpson.
Sempre più spesso ci si trova a dover fare i conti con venti di almeno 250 km/h, capaci in molti casi di abbattere tutto ciò che si trovano davanti. Una forza che rischia di stravolgere il pianeta, senza dimenticare l’aumento delle temperature. Ma se le categorie attuali sono cinque, gli scienziati sarebbero propensi ad aggiungerne un’altra.
Tempeste e uragani, arriva l’allarme dei meteorologi: cosa dicono gli esperti
La scala prende il nome dai creatori: si tratta dell’ingegnere civile Herbert Saffir e dal meteorologo Robert Simpson (ex direttore del National Hurricane Center degli Stati Uniti). Si tratta di una scala che si suddivide in cinque categoria. Ad esse si aggiungono due livelli inferiori come la depressione tropicale e la tempesta tropicale.
Ma per alcuni scienziati sarebbe necessario aggiungere una nuova categoria nella scala Saffir-Simpson. A ribadirlo è uno studio degli scienziati Michael Wehner e James Kossin, rispettivamente scienziato del Lawrence Berkeley National Laboratory e consulente scientifico della First Street Foundation.
A causa del cambiamento climatico, infatti, le tempeste sono generalmente più forti e pericolose e, proprio per questo motivo, si parla di una ipotesi relativa alla Categoria 6. “L’introduzione di questa ipotetica Categoria 6 aumenterebbe la consapevolezza in merito“, spiega Wehner. Si tratterebbe di introdurre tutti quei fenomeni con venti di almeno 300 km/h.
Questa scala è stata strutturata e definita in un’altra epoca, ora i tempi ovviamente sono cambiati e i fenomeni risultano nettamente più violenti rispetto a quelli di 50 anni fa. Si potrebbero analizzare anche altri aspetti tipo le inondazioni o i moti ondosi, ma gli scienziati non hanno una linea univoca in tal senso.
Non tutta la comunità scientifica, però, è d’accordo su questa scelta presa. A ribadirlo è Michael Fischer, scienziato presso il NOAA’s Atlantic and Oceanographic & Meteorological Laboratory. “È difficile per me immaginare la necessità di trasmettere una minaccia oltre questa (della Categoria 5), anche se un ipotetico ciclone tropicale avesse venti di picco che costituirebbero una Categoria 6“, ha spiegato l’esperto ai microfoni del quotidiano Washington Post.