Usare un enzima per degradare la plastica: lo studio incredibile che potrebbe cambiare il mondo
La gestione e il riciclo dei rifiuti di plastica sono una delle priorità del nostro tempo e tra le sfide più importanti per la salvaguardia del pianeta. Ecco la scoperta che può fare la differenza.
Ogni giorno ognuno di noi utilizza e getta nei rifiuti un piccolo cumulo di plastica che, di volta in volta, aumenta fino a diventare una gigantesca montagna. Moltiplicata poi per tutti gli abitanti del pianeta, o almeno dei suoi paesi industrializzati, diventa uno spinosissimo problema per la tutela dell’ambiente e della nostra salute. La parola d’ordine – ormai lo sappiamo tutti – è “riciclo”. Ed è proprio a questo proposito che una nuova ricerca del King’s College di Londra apre un orizzonte rivoluzionario.
I ricercatori hanno puntato l’attenzione sull’utilizzo di un enzima da detersivi per il riciclaggio rapido della plastica monouso. E hanno trovato una soluzione per trasformare la plastica monouso in una risorsa preziosa in meno di 48 ore. Ecco il retroscena di una scoperta che dà finalmente più concretezza al sogno di un futuro sostenibile.
L’enzima che può salvare il pianeta
Come accennato, l’enzima in questione è comunemente impiegato nella produzione dei detersivi per il bucato, e possiede la capacità di degradare efficacemente la plastica monouso (per intenderci, quella utilizzata per imballaggi alimentari e tazze da caffè, per esempio).
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sull’autorevole rivista Cell Reports Physical Sciences: con un nuovo processo messo a punto dagli studiosi, la plastica si converte in un materiale dissolvibile in appena 24 ore. E se si mantiene la plastica a temperatura elevata per altre 24 ore, le singole molecole frutto della sua scomposizione possono essere riutilizzate per la produzione di nuove plastiche.
Come spiega Alex Brogan, docente di chimica al King’s College di Londra e membro dell’équipe di ricerca, “essere in grado di sfruttare la biologia per fornire soluzioni sostenibili attraverso la chimica ci consente di iniziare a pensare ai rifiuti come una risorsa in modo da poter abbandonare il petrolio e altre fonti non rinnovabili per creare i materiali di cui abbiamo bisogno per la vita moderna”.
Gli attuali metodi di riciclaggio meccanico delle plastiche monouso, secondo lo studio, comportano nuove emissioni di CO2 e spesso il materiale riciclato non è riutilizzabile. Anche le bioplastiche, benché costituite da materiali biologici, non sono tutte compostabili. Il nuovo metodo proposto accelera significativamente la degradazione delle bioplastiche e potrebbe portare a una drastica riduzione dei volumi conferiti in discarica, limitando così la quantità che finisce nell’ambiente naturale.