Green economy ok, università sempre più “verdi”
Scegliere l’ambito della green economy per il proprio percorso universitario diventa sempre una scelta vincente. Sostenibilità ambientale, risparmio ed efficienza energetica, cambiamento climatico, energie rinnovabili, oggi più che mai diventano importanti oggetti di studio per chi vive e lavora nella società contemporanea. Anche per questo, per lavorare in aziende o in amministrazioni pubbliche oppure in organizzazioni no profit con il comune denominatore della sostenibilità, chi è alla ricerca di un impiego deve essere ben preparato. C’è chi vede addirittura in Platone il “testimonial” della green economy, anzi, della green education, come alcuni ribattezzano la formazione che mette economia, architettura e hi-tech nel solco della sostenibilità: fatto sta che ben 2500 anni più tardi, tra tablet e lezioni online, l’università vira sempre più sul verde. Il settore della green economy è infatti un ambito in crescita costante, e si prevedono entro il 2020 ben 110mila nuove assunzioni. Energy manager, sustainibility manager, ovvero specialisti sulle tematiche delle energie rinnovabili, oppure energy auditor specializzati in certificazione di bilanci degli impianti energetici, saranno solo alcune tra le professioni più richieste dalle aziende. Lo spiega il presidente di Symbola, fondazione per le Qualità Italiane, Ermete Realacci: «Quando si parla di green economy non ci si riferisce a un settore specifico, ma a un nuovo modo di guardare all’economia». Ma una formazione eco-compatibile si traduce in occupazione? «Le imprese che hanno fatto questo genere di investimenti sono quelle che producono più posti di lavoro e oltre il 60% degli assunti nel settore ricerca e sviluppo ha una formazione green».
Percorsi accademici green
Avete preso in considerazione dei percorsi universitari nell’ambito delle rinnovabili? La lista dei corsi e degli atenei nazionali e internazionali è lunga: tanto per citarne alcuni, dal corso di laurea in Architettura ambientale del Politecnico di Milano, all’indirizzo in Ingegneria energetica attivo anche a Padova, Sapienza di Roma e Alma Mater di Bologna, al master in Enviromental Economics di una punta di diamante come la London School of Economics. Certo i corsi universitari necessari a formare professionisti del settore purtroppo non sono ancora molti e ricchi come dovrebbero, ed è per questo che ogni nuovo ingresso nel panorama dell’offerta formativa nazionale va accolto con entusiasmo. È il caso della Laurea Magistrale Green Economy and Sustainability al varo all’Università degli Studi di Ferrara nell’anno accademico 2015-2016. Lezioni tenute esclusivamente in inglese, e dunque dal chiaro approccio internazionale, per formare laureati qualificati ad assumere posizioni manageriali o di consulenza nel settore in crescita della green economy. A una struttura di insegnamenti prettamente interdisciplinare si affianca la solidità dell’esperienza accademica ferrarese, con un ateneo che può far vanto di essere colonna fondante e fondatrice del Seeds, il Centro di ricerca interuniversitario Sustainability, Environmental Economics and Dynamics Studies. Anche l’Università della Tuscia si “tinge” di verde: il dipartimento per l’Innovazione dei sistemi biologici, agroalimentari e forestali ha istituito, infatti, ben cinque nuovi corsi di laurea a sostegno della green economy, cioè quel tipo di economia che, oltre ai benefici della produzione, considera anche i potenziali danni ambientali che ne possono derivare. Tre dei nuovi corsi di laurea dedicati alla green economy e alla sostenibilità istituiti dall’Università della Tuscia sono di I livello (triennali), mentre gli altri sono di II livello (biennali). Nel primo gruppo rientrano i corsi in Biotecnologie, in Tecnologie alimentari ed enologiche e in Scienze Forestali e ambientali. Le lauree magistrali, invece, sono quelle in Sicurezza e qualità agroalimentare e in Scienze forestali e ambientali. Il corso di laurea triennale in Tecnologie alimentari ed enologiche prevede due curricula differenti: uno in Industrie alimentari e l’altro in Viticoltura ed enologia.
Non solo green
Parafrasando un famoso detto, però, potremmo dire che “non è tutto verde quello che luccica”! Di certo, sul confine tra “educazione verde” di sostanza e di facciata si giocano formazione e sbocchi professionali. Andrea Gilardoni, professore della Bocconi al dipartimento di Analisi delle Politiche e Management pubblico, invita a fare qualche distinguo. Sia tra le origini dei corsi green, sia tra le attitudini reali che si manifestano (o non si manifestano) tra studenti e ricercatori: «Può succedere che siano i docenti ad avviare corsi su temi di loro interesse, senza badare troppo alla richiesta effettiva del mercato e agli sbocchi per gli studenti – spiega –. Ma può anche succedere che i corsi nascano e si sviluppino in base a offerte e domande reali. Se poi l’ateneo ha la capacità di vedere con lungimiranza e flessibilità, riesce a seguire i cambiamenti o anche ad anticiparli: oggi, ad esempio, bisogna spostare l’attenzione dall’energia pulita all’efficienza energetica. In questa dinamica bisogna sempre mettere bene a fuoco i percorsi formativi utili all’azienda. E tutto ciò l’università spesso non lo fa nel modo dovuto. Ma anche le aziende non sempre riescono a descrivere con chiarezza le loro esigenze». Alessandro Balducci, prorettore del Politecnico di Milano, intravede un nesso “necessario” tra interesse per il green e le nuove frontiere della ricerca: «La mia sensazione è che nel Politecnico, per la sua tradizione applicativa e ingegneristica, non sono mai state rincorse mode. Se prendiamo a esempio i dipartimenti di energia o chimica o tecnologia dell’architettura, il crescente interesse per tecnologie di risparmio energetico e rispetto per l’ambiente è legato a uno sviluppo di aree di interesse. La frontiera della ricerca è su climate change e salvaguardia delle risorse. E in questa direzione va anche il Politecnico». Anche Althesys, società professionale indipendente, specializzata nella consulenza strategica e nella ricerca nei settori ambiente ed energia, all’interno dello studio “Green employment e sviluppo delle rinnovabili”, ha rilevato che negli ultimi anni l’ambito delle rinnovabili è stato l’unico settore in Italia ad aver mostrato una crescita riuscendo a raddoppiare il proprio giro d’affari. Proprio secondo Althesys, nell’ambito dei microsettori della green economy, quello che registrerà il maggior numero di professionisti impiegati sarà il fotovoltaico, seguito dell’eolico e dalle biomasse.