Vivere green

Per salvare l’ambiente dovremmo mangiare molta meno carne, ma come fare? L’ipotesi che impatterebbe sull’economia

Il dibattito sull’impatto ambientale dato dal consumo di carne è sempre molto acceso e le soluzioni proposte sono spesso risibili. 

Negli ultimi tempi, la carne ha subito attacchi di ogni genere: è un alimento cancerogeno, fa male alla salute, fa male all’ambiente e molto altro. In realtà il concetto non è così semplice e, dunque, le ipotesi ideate dagli esperti sono ampiamente discutibili.

La Terra è inquinata, è vero, e tutto ciò che si può fare per risolvere il problema va benissimo. Una di queste azioni è data dal diminuire il consumo di carne. Ma perché? Bisogna partire dalla fonte del problema per comprendere davvero come mai mangiarne di meno possa aiutare il pianeta.

I popoli dei Paesi più ricchi consumano una media di 80 chili di carne annua pro-capite, e secondo gli esperti la quantità dovrebbe scendere a 20 chili. Un consumo più equo, dunque, forse anche più salutare e meno impattante. Ma la questione non è tutta qui.

Diminuire il consumo di carne è davvero l’unico modo per salvare il Pianeta? Sono tante le verità che non vengono divulgate

Il consumo eccessivo di carni e salumi avviene nelle regioni più ricche del mondo, ed è su questo fronte che si dovrebbe agire; non certo eliminando gli allevamenti locali che nei paesi più poveri rappresentano l’unica fonte di sostentamento, nutritivo e anche economico.

danni ambientali degli allevamenti intensivi
Per eliminare l’eccessivo consumo di carne si potrebbero eliminare gli allevamenti intensivi – Biopianeta.it

Oggi la maggior parte (se non tutta) della carne che troviamo al supermercato arriva da allevamenti intensivi. Non sono le mucche a inquinare di per sé, ma la gestione dei troppi capi di bestiame concentrati in un’unica azienda. Negli allevamenti intensivi si consuma energia per i macchinari, si abusa di farmaci e antibiotici, si nutrono le bestie con mangimi poco sani, il tutto per massimizzare i profitti.

Al contrario, gli allevamenti “di una volta” rispettavano l’ambiente, e soprattutto la salute e la dignità dell’animale stesso. Di conseguenza anche l’essere umano, che poteva mangiare una carne sana, utile all’organismo. Non siamo nati, infatti, per mangiare solamente vegetali, anche se ognuno può decidere la propria dieta in totale libertà.

Le soluzioni proposte da alcuni Governi sono molto discutibili. Si fa riferimento a tasse extra da applicare alla carne e ai prodotti animali derivati, così che il consumatore finale paghi il danno che sta facendo. Un concetto assurdo, in primis perché non è detto che un aumento dei prezzi diminuisca il consumo e poi anche perché pagando dei soldi in più di sicuro l’ambiente non risulta più pulito.

Le vere azioni dovrebbero essere fatte a monte; per prima cosa eliminare l’inquinamento emesso dalle grandi aziende (non solo quelle alimentari n.d.r) e poi tornare ad una economia più sostenibile. Allevamenti non intesivi, di bestiame ma – riflettiamoci – anche di vegetali, visto che anche in questo comparto si utilizzano veleni chimici, sempre per profitto.

Le persone, poi, dovrebbero cominciare a prendere coscienza dei loro consumi. Con pochi gesti si possono cambiare grandi cose, in fondo basta smettere di comprare carne superlavorata, e tornare a fare acquisti dal macellaio di fiducia. I prezzi sono più alti ma possiamo accertarci che le carni siano allevate in modo più sano e che siano del territorio. Automaticamente il consumo di carne diminuirebbe, ma sarebbe più salutare sotto tutti i punti di vista.

In conclusione, le soluzioni proposte dalle grandi realtà potrebbero fare danni maggiori, perché in fondo sono proprio quelle realtà che hanno indirizzato i consumi verso una direzione autodistruttiva, e ricordiamolo, solamente per profitto. La presunzione dei “padroni del mondo” è quella di voler comandare tutto e tutti, mentre i popoli hanno ancora un grande potere: quello decisionale, che se usato bene è capace di migliorare il mondo. Per davvero.

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