Transizione verde e tutela dei mari, l’altra Cop mondiale che ha deciso il destino del Mar Mediterraneo
Conclusa la Cop23 per l’Ambiente che ha avuto luogo nella città di Portorose in Slovenia. Ecco i principali risultati raggiunti dai Paesi partecipanti.
Sono stati 21 i Paesi dell’area mediterranea e dell’Unione Europea ad aver partecipato alla ventitreesima “Conferenza delle Parti” (questo il significato dell’acronimo COP – “Conference Of the Parties”), tenutasi nella città di Portorose in Slovenia. L’obiettivo principale è stato quello di confrontarsi sullo stato di salute del Mar Mediterraneo e delle sue coste per definire quindi gli obiettivi strategico-operativi da perseguire per il prossimo biennio 2024/2025.
Due in particolare sono state le parole d’ordine dell’incontro: Natura e Scienza, l’una da porre al centro dell’azione governativa al fine di garantirne la salvaguardia e l’altra da adottare come metodo di indagine e di valutazione allo scopo di risultare in grado di individuare con chiarezza le criticità, le minacce ed i problemi prevalenti. E dunque predisporre per questi le soluzioni più efficaci e concrete da applicare in collaborazione e sinergia tra i Paesi membri.
Ed il motto condiviso tra i partecipanti è stato “La transizione verde nel Mediterraneo: dalle decisioni all’azione”, a conferma dei nobili intenti di protezione dell’ecosistema marino espressi e condivisi durante l’intero svolgimento della conferenza. Le preoccupazioni prevalenti emerse, infatti, riguardano l’aumento delle temperature del Mare, la perdita crescente di biodiversità e dunque l’urgenza assoluta di una mobilitazione immediata, sensata ed efficace. E se l’espressione d’intenti si tradurrà in azioni concrete, senz’altro c’è di che poter ben sperare: ma sarà effettivamente così?
Il risultati concreti raggiunti durante la Cop23
Quali sono stati quindi i risultati concreti già raggiunti durante la conferenza? Ebbene, partiamo dalla “Dichiarazione Ministeriale di Portorose”: si tratta di un documento firmato dalle parti in cui viene confermato il ruolo definito “cruciale” di esperti del clima e di scienziati per valutare lo stato di salute dell’ecosistema e le previsioni relative alla sua evoluzione. Inoltre, il documento esplicita la necessità di coinvolgere l’istruzione ed i giovani studenti non solo nei processi di indagine e di studio scientifico, ma anche nei processi decisionali.
La Dichiarazione ha riconosciuto anche l’importanza assoluta per l’equilibrio ecosistemico marino del Mediterraneo delle Aree Marine Protette ed ha fissato l’obiettivo – anche per le zone costiere maggiormente colpite da fenomeni erosivi – che la loro estensione raggiunga entro il 2030 una superficie pari al 30%. Ed ancora, misure previste per l’accelerazione del processo di decarbonizzazione del settore nautico da raggiungere entro il 2050, la riduzione di sostanze chimiche e rifiuti plastici da raggiungere entro il 2030 e l’allargamento della protezione della fauna marina ad ulteriori 6 specie.
L’evento ha anche segnato la fondazione del Centro dei Cambiamenti Climatici e l’avvio dei suoi lavori, dedicati in particolare al monitoraggio del cambiamento climatico e dei suoi effetti, con sede ad Istanbul. Dunque non solo intenti, a quanto è emerso: alcuni provvedimenti di peso sono stati presi, e senz’altro occorre muoversi su questa direttiva, ovvero quella dell’azione e della concretezza pianificate con senso, criterio ed oggettività, allo scopo di non consentire all’Economia di decidere delle sorti della salute ecosistemica ma di supportarne il risanamento più efficace e celere possibile.