Shein, nuove accuse pesantissime: questo materiale utilizzato è vietato
Di recente, il colosso cinese della vendita fast fashion ha ricevuto delle accuse pesantissime: potrebbe aver utilizzato un materiale vietato.
Negli ultimi anni la vendita online della cosiddetta “moda veloce” (fast fashion) è cresciuta esponenzialmente, soprattutto grazie ai bassissimi prezzi imposti dall’azienda cinese Shein. Quest’ultima è stata fondata nel 2008 da Chris Xu a Nanchino, una città della Cina orientale. Tuttavia, l’esplosione commerciale del brand è cominciata nel 2020, in particolar modo durante il periodo del Covid. Non a caso in quell’anno l’azienda cinese è riuscita a fatturare ben 10 miliardi di euro, vendendo i suoi prodotti online ad oltre 100 paesi del mondo.
E non solo: nel 2020 è diventata l’azienda di moda numero uno al mondo per vendite online, mentre nel 2021 il suo valore societario è passato da 15 a 30 miliardi di dollari. Purtroppo, negli ultimi anni non sono mancate le critiche e le accuse verso i suoi prodotti.
Le accuse sui prodotti Shein
Il marchio della famosa azienda di Nanchino potrebbe essere addirittura bandito negli Stati Uniti, a causa di alcune accuse pesantissime sui suoi prodotti. In modo particolare, un membro del Congresso americano che ha reso possibile la legge che vieta i prodotti cinesi dalla regione dello Xinjiang, ha chiesto al Dipartimento per la sicurezza nazionale di effettuare un’indagine sui vestiti Shein. Più specificatamente, le accuse riguardano il lavoro forzato che il colosso cinese avrebbe utilizzato per la sua produzione. Ovviamente, se tutto ciò venisse confermato Shein entrerebbe nella lista dei contraffattori e, di conseguenza, i suoi prodotti verrebbero vietati negli Stati Uniti.
Ad ogni modo, la rappresentante democratica dello Stato della Virginia Jennifer Wexton, che ha chiesto al dipartimento per la sicurezza di indagare sul colosso della fast fashion, ha affermato di aver consultato i test effettuati da Bloomberg sui vestiti Shein. In modo particolare, la multinazionale che opera nel settore dei mass media Bloomberg, ha scoperto che il cotone utilizzato dall’azienda di Nanchino proviene dalla regione dello Xinjiang. Una legge degli Stati Uniti vieta infatti l’importazione di prodotti realizzati proprio in quella regione cinese.
Tuttavia, i vertici del brand Shein hanno negato l’utilizzo del lavoro forzato ma, al contempo, hanno confermato che il 2% del cotone provenga dalla quella regione. Naturalmente, gli Stati Uniti non sono soddisfatti, poiché secondo loro la regione dello Xinjiang continua a violare i diritti umani a causa dell’utilizzo del lavoro forzato. Pertanto, la rappresentante dello Stato della Virginia Jennifer Wexton ha dichiarato che se le accuse venissero confermate, bisognerebbe vietare alla Cina di esportare i suoi prodotti Shein negli Stati Uniti.