Non tutto il riscaldamento globale viene per nuocere: la siccità porta con sé una incredibile scoperta
L’abbassamento dei livelli dell’acqua dovuto alla siccità sta rivelando qualcosa di straordinario: ecco dove.
La siccità che affligge gran parte del pianeta è una delle grandi emergenze del nostro tempo legate al cambiamento climatico in atto (e, a detta di molti scienziati, ormai irreversibile). C’è anche però un inaspettato rovescio della medaglia: con l’abbassamento dei livelli dell’acqua, emergono anche tesori nascosti di cui avevamo perso la memoria.
È successo in America, dove la siccità record ha aiutato a scoprire un canyon “paradisiaco” rimasto a lungo nascosto e dimenticato. L’abbassamento dei livelli dell’acqua nel secondo serbatoio più grande del continente sta riportando alla luce altri incredibili siti indigeni perfettamente conservati. Non a caso tra gli esperti ambientali c’è chi propone di lasciare che l’area si prosciughi.
Il risvolto inatteso della siccità
Il lago Powell, un bacino artificiale sul fiume Colorado nello Utah e in Arizona, sta subendo gli effetti di una lunga siccità, rivelando siti millenari un tempo utilizzati dalle popolazioni indigene. Il secondo serbatoio più grande della nazione è ora al suo livello più basso dal 1968. “Stiamo vedendo dove vivevano gli indigeni e anche dove sono morti”, ha detto a Discover Erik Stanfield, un antropologo della nazione Navajo.
La rivelazione di questi siti naturalmente sta anche mettendo a nudo l’impatto ambientale causato dalla costruzione dei bacini idrici e lo stress sulle comunità indigene. Le tribù Navajo, Hopi, Pueblo e Paiute consideravano l’area sacra e gli storici hanno osservato che l’importanza del sito era legata proprio al clima secco, dove le strutture costruite dalle tribù indigene potevano conservarsi meglio che in un clima più temperato e umido.
La diga del Glen Canyon, che forma il lago Powell, è ancora considerata un disastro ambientale da alcuni esperti: la struttura, alta circa 220 metri, fu completata nel 1964 e impiegò 17 anni per riempirsi. Tutto ciò ha letteralmente nascosto alla vista siti notevoli come il Glen Canyon, che solo ora iniziano a scoprirsi ai turisti per via dei livelli dell’acqua in costante diminuzione a causa della siccità.
Come accennato, molti ambientalisti sperano che l’area possa diventare di nuovo un’oasi di bellezza naturale. Eric Balken, direttore esecutivo del Glen Canyon Institute, ha dichiarato: “Centinaia di km di habitat naturale considerati il cuore del fiume Colorado sono stati inondati e distrutti”. Un’idea che sta circolando prevede la trasformazione del Glen Canyon in un parco nazionale. “Dobbiamo pensare al Glen Canyon come a un parco nazionale piuttosto che a un serbatoio di stoccaggio”, conclude Balken.