Case Green: l’Italia dice no, forse ti puoi salvare dalla stangata sulla tua casa
L’Italia si oppone alle case Green. Le direttive dell’Unione europea rischiano di mettere in ginocchio milioni di famiglie.
Tra la teoria e la pratica la forbice è davvero troppo ampia. E, soprattutto, i tempi sono troppo stretti. L’Italia continua ad opporsi alle direttive europee sulle case Green. E, a quanto pare, non è l’unico Stato membro ad essere contrario a questa rivoluzione ecologista.
Vivere in modo più ecosostenibile è certamente necessario. Lo dobbiamo a noi stessi, alla nostra salute, all’ambiente ma, soprattutto, lo dobbiamo alle generazioni future a cui non possiamo e non dobbiamo lasciare un pianeta devastato. Ma anche la rivoluzione Green, come ogni rivoluzione finalizzata ad avere successo e a non rivelarsi una Caporetto, deve essere ben studiata e pianificata. In particolare non è possibile chiedere gli stessi tempi di adeguamento a tutti gli Stati membri dell’Unione europea.
Non tenere conto della situazione storica, architettonica, immobiliare ed economica di ciascun Paese finirà con il penalizzare gli Stati come l’Italia, caratterizzati da strutture costruite nel dopoguerra o, in molti casi, anche prima. In Italia la maggior parte degli edifici sono fermi alla classe energetica G: l’Europa ha imposto di arrivare alla classe E entro il 2030 e alla classe D entro il 2033. Salti di classe energetica che comporteranno costi elevatissimi per i proprietari degli immobili. L’Italia dice no!
Case Green: ecco cosa succederà
L’Italia è uno degli Stati al mondo con il maggior numero di case di proprietà. Per noi italiani la casa è sacra, è anche una questione culturale. E molti di noi l’hanno acquistata facendo parecchi sacrifici. È stato stimato che i salti di classe energetica possono arrivare a costare anche più di 100mila euro a famiglia. Cifre assurde, specialmente considerando la crisi economica che stiamo attraversando.
L’iter che dovrebbe portare all’approvazione definitiva del testo della direttiva europea sulle “case green” entrerà nel vivo la settimana prossima con il cosidetto “Trilogo”, cioè il negoziato tra commissione, Parlamento e i consigli dei diversi Paesi. Sulla questione si è espresso il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, il quale chiede al Governo di opporsi con decisione come, del resto, si sta opponendo anche la Germania. Questo regolamento, infatti, è stato votato da un Parlamento europeo a trazione Verdi e Sinistra che, però, negli ultimi mesi stanno perdendo consenso un po’ in tutti gli Stati. Confedilizia specifica che, stando agli ultimi dati di Nomisma, è emerso che gli immobili europei sono responsabili di una percentuale di C02 immessa nell’atsmosfera inferiore all’1%.
L’Europa non solo pretende che tutti gli immobili siano almeno di classe D entro il 2033; il testo prevede anche che tutti i nuovi edifici siano a zero emissioni e, a partire dal 2035, addio combustibili fossili per il riscaldamento. Questo non solo comporterà enormi spese per gli italiani ma sta penalizzando già da ora il mercato immobiliare in quanto le case di classe energetica F o G non si riescono più a vendere se non a prezzi molto più bassi del loro reale valore. Tuttavia, in questo mare di obblighi e divieti, si apre uno spiraglio di luce: alcune categorie di immobili sono esenti dalla direttiva europea. Si tratta degli edifici e dei monumenti sottoposti a tutela, collocati in zone vincolate e protette e degli edifici usati meno di quattro mesi all’anno, ossia le seconde case.