Raggiunto finalmente l’accordo sulla protezione degli Oceani
Si tratta del primo storico trattato internazionale all'Onu
Dopo 15 anni di discussioni e negoziati è stato raggiunto il primo accordo storico all’Onu sulla protezione degli Oceani. Il primo trattato internazionale a protezione dell’Alto Mare che, a oltre 200 miglia nautiche dalle coste, si trova fuori dalle giurisdizioni nazionali e rappresenta i due terzi degli oceani.
Un ecosistema vitale per l’umanità, questo il valore dell’Alto Mare che si trova fuori dalle giurisdizioni nazionali. Ed alla sua tutela che il primo accordo storico all’Onu si è dedicato. La presidente della conferenza Rena Lee ha utilizzato un’espressione molto simbolica per indicare il raggiungimento definitivo del trattato internazionale sulla protezione degli Oceani: “La nave ha raggiunto la riva“. Un accordo che arriva dopo 15 anni di discussioni, di cui quattro di negoziazioni formali, e un lungo dialogo finale di 48 ore al Palazzo di Vetro. Il testo, concordato dai paesi membri, sarà adottato definitivamente dopo la traduzione nelle sei lingue delle Nazioni Unite e l’esame degli uffici legali.
L’importanza imprescindibile degli oceani
Al momento il contenuto del trattato non è stato reso noto. Ma come riporta anche Rai News, tutti avrebbero accolto l’intesa come una svolta storica. Evento che potrebbe rappresentare un momento concreto per il raggiungimento degli obiettivi sulla biodiversità da portare a termine entro il 2030. Fino ad oggi, infatti, non esistevano dei meccanismi legali per creare aree protette marine (Mpa) nelle acque internazionali. Aree nelle quali allo stesso tempo fosse possibile difendere la fauna e condividere le risorse genetiche.
Infatti, benché rappresenti quasi metà del Pianeta, l’Alto Mare è stato a lungo ignorato dalle battaglie ambientaliste. Grazie al progresso della scienza, però, la necessità di proteggere gli oceani si è fatta sempre più consistente. Gli oceani, infatti, producono praticamente la metà dell’ossigeno che respiriamo e allo stesso tempo limitano il riscaldamento climatico, assorbendo anidride carbonica. Nonostante questo, sono diverse le minacce che mettono in pericolo la sopravvivenza di questo ecosistema: dall’inquinamento, alla pesca eccessiva, fino all’acidificazione delle acque.
La strada verso il trattato
Diversi i nodi che fino ad ora non avevano permesso di raggiungere un accordo per la tutela, come le procedure per creare aree marine protette e il modello per gli studi sull’impatto ambientale. Ma il problema più grande era la spartizione delle risorse genetiche. Spugne, coralli, alghe e altri esseri viventi dell’ecosistema marino, infatti, sono oggetto crescente dell’attenzione scientifica per il loro potenziale utilizzo in medicina e cosmesi. Nel concreto, i paesi in via di sviluppo che non hanno fondi per finanziare le ricerche molto costose si sono battuti per non essere esclusi dall’accesso alle risorse. E alla fine è passato il principio della condivisione.
Per il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, si tratta di una vittoria su diversi fronti. Una svolta che va a contrastare concretamente tutte le minacce alla salute degli oceani. Un gesto d’approvazione è arrivato anche dal Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal Commissario Europeo per l’Ambiente Virginijus Sinkevicius. Come hanno commentato, infine, il Ministro per le Politiche del mare Nello Musumeci e il titolare dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, si tratta di una bella notizia anche per l’Italia. In particolare, con il nuovo trattato, si spera che si possa ottenere maggiore impegno anche per contrastare l’inquinamento nel Mediterraneo, ‘afflitto’ anche dal cambiamento climatico.