Catastrofe in Nigeria: esplode raffineria di petrolio illegale
Una tragedia immane tra centinaia di corpi senza vita e un livello d'inquinamento drammatico
Una vera catastrofe quella verificatasi in Nigeria nei giorni scorsi; lo scoppio di una raffineria di petrolio illegale ha procurato centinaia di morti e condizioni di inquinamento estremamente preoccupanti. Da decenni in questo paese vengono registrati furti di greggio e gli incidenti tragici sembrano non trovare freno.
La Nigeria è stata colpita da una catastrofe umana e ambientale proprio nei giorni scorsi; lo scoppio di una petroliera clandestina e illegale ha causata la morte di centinaia di persone e porzioni di inquinamento devastante.
L’esplosione si è verificata nella nella foresta di Abaezi nell’area del governo locale di Ohaji-Egbema, ai confini tra lo Stato di Imo e lo Stato di Rivers, ricco di petrolio. Le vittime accertate sono attualmente 110, ma purtroppo si teme che il numero possa aumentare.
Un disastro nazionale in Nigeria
È accaduto lo scorso 23 aprile e secondo quanto riporta la National Emergency Management Agency (NEMA) l’esplosione della petroliera clandestina in Nigeria si presenta come una vera catastrofe su molti fronti; principalmente umano, visto il numero di vittime registrate. Ma il disastro è, sicuramente, anche di portata ambientale; come ha dichiarato il Presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, si tratta di una: “Catastrofe e un disastro nazionale“. La perdita di vite umane, secondo le autorità locali è da attribuire ai responsabili che hanno installato la raffineria di petrolio illegale; una realtà che, tuttavia, non rappresenta una novità per la Nigeria. Le petroliere illegali, infatti, sono un’amara consuetudine in questo paese e tragedie, come questa appena avvenuta, non si presentano essere come un caso isolato.
Coma ha dichiarato a Voice of America l’esperto di energia nigeriano Odion Omonfoman: “L’alto tasso di povertà e privazione nella regione è il motivo per cui molti locali stanno mettendo in pericolo la loro vita. Se hai una stazione di carburante in una comunità, quella comunità deve avere elettricità, deve avere una qualche forma di fonte di energia per cucinare. Finché non si inizia ad affrontare i bisogni primari delle persone, possono arrivare a queste misure estreme“. Sono decenni, infatti, che in Nigeria si segnalano furti di petrolio alle multinazionali petrolifere che, a loro volta, sarebbero accusate di sfruttare le risorse del paese.
Il drammatico fenomeno del bunkering
Secondo quanto riporta il sito Green Report, il petrolio a Bayelsa è stato estratto per la prima volta nel 1955; da allora l’area ha subito la colonizzazione delle multinazionali petrolifere che hanno distrutto l’ambiente locale. Paludi annientate, flora e fauna avvelenate, così come gli esseri umani; redendo, inoltre, quasi impossibile agricoltura e pesca, lo stato di povertà della popolazione locale sembra essere aumentato notevolmente. Il danno causato all’ecosistema e alla gente del posto appare di portata enorme.
L’alto tasso di povertà e disoccupazione ha portato ad un fenomeno pericolosissimo in Nigeria, noto come bunkering o kpofire; si tratta di un processo in cui molte persone attingono dagli oleodotti delle compagnie petrolifere per procurarsi carburante o greggio da raffinare. Un atteggiamento, sicuramente, che non può essere giustificato, se non fosse altro per l’enorme perdita di vite umane, ma presenta un problema all’apice; ovvero, la responsabilità che le multinazionali devono assumersi quando si installano nei territori per adoperarne le risorse. Un dramma che poteva essere evitato; una situazione che esige di essere gestita, ma da ogni fronte coinvolto.
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