L’inquinamento luminoso viene anche dallo spazio: detriti e satelliti riflettono la luce
Siamo abituati a pensare che l’uomo sia in grado di generare forme di inquinamento in moltissimi frangenti, nella maggior parte dei casi “terreni”. In realtà con gli anni, come vi abbiamo raccontato già in passato, siamo stati capace di inquinare anche il cosmo con i cosiddetti detriti spaziali. In riferimento all’inquinamento luminoso però siamo abituati a pensare esclusivamente alla modalità secondo cui le luci provenienti dai centri abitati rendono il cielo notturno che le sovrasta sempre meno buio.
Questa certezza in realtà è, almeno in parte, sbagliata. Ce lo spiega una ricerca rivoluzionaria che è stata svolta da un pool di scienziati internazionale e che è stata recentemente pubblicata su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society: Letters. La volta celeste sopra le nostre teste infatti è resa meno buia da una serie di fattori, tra cui certamente l’illuminazione delle città. La novità scoperta da questo lavoro è però che un ruolo attivo nell’inquinamento luminoso lo hanno anche i già citati detriti ed i satelliti.
Un bagliore continuo
La luce solare infatti viene riflessa dai detriti e dai satelliti che orbitano attorno alla Terra. Questa inevitabilmente raggiunge il nostro Pianeta, rendendo meno buie le notti del 10% rispetto a come dovrebbero essere.
Ciò comporta delle difficoltà oggettive anche a chi studia i corpi celesti. I firmatari infatti sostengono che: “Gli astronomi costruiscono osservatori lontano dalle città per cercare cieli bui, ma questa forma di inquinamento luminoso ha un’estensione geografica ben più ampia”.
Al contrario di quello generato sulla Terra infatti questo inquinamento luminoso ha una ripercussione geograficamente omogenea. Insomma, una novità del tutto sorprendente e proprio per questo ancora più preoccupante. Non bastavano le mille forme di inquinamento che già conoscevamo: continuiamo a pensare di averla fatta davvero grossa.
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