PERCHÉ GUARDARE LA LUCE CI AIUTA A STARNUTIRE? LO SPIEGA LA SCIENZA
Esistono alcuni gesti che compiamo senza poter opporre alcuna resistenza. Certamente tra questi annoveriamo il respirare: pur volendo infatti non possiamo scegliere di soffocare volontariamente, senza l’aiuto di un oggetto terzo. Il battito delle palpebre è un’altro di questi eventi incontrollabili. Rendere umida la superficie esterna dell’occhio è la conditio sine qua non per mantenere la vista efficiente.
Avete mai provato invece a trattenere uno starnuto? Ci sono studi che sostengono sia impossibile e che lo spostamento d’aria provocato da tale gesto è molto pericoloso se non assecondato nella maniera giusta dal resto delle componenti del nostro cranio. Oggi vogliamo parlare proprio di questo, anche se in una chiave differente. Da sempre infatti, consigliati dalle persone più grandi, cerchiamo di favorire uno starnuto guardando una fonte luminosa. Ma perché avviene tutto ciò?
Questione di etciù
La scienza lo definisce starnuto riflesso fotico, esplicitando appunto lo stimolo che riceviamo dall’osservazione di una fonte di luce. Occorre per completezza e anche per regalarvi un sorriso, parlare della sua definizione inglese, ovvero ACHOO, da leggere proprio come se fosse un’onomatopea. Con “Autosomal dominant Compelling Helio-Ophtalmic Outburst” infatti la scienza si è divertita a giocare con questo concetto.
Rimane però da capire il perché avviene tutto ciò, e non esiste una risposta unica. Le teorie principali infatti sono quattro: la prima consisterebbe nell’attivazione del sistema nervoso parasimpatico, responsabile di moltissimi gesti involontari. La seconda ipotesi è sempre relativa ai nervi e consiste in una interferenza tra quello ottico ed il nervo trigemino. Terza e quarta ipotesi riguardano più il lato evolutivo e le abitudini del nostro cervello, ma non sembrano esser molto convincenti.
Insomma, è tutto poco chiaro. L’importante è che, in tempi di Covid, vi ricordiate di starnutire allontanandovi dalle zone affollate.