IL BOMBO È A RISCHIO ESTINZIONE NEI PAESI OCCIDENTALI: ECCO PERCHÈ
Ogni giorno che passa, purtroppo, leggiamo delle novità sconcertanti sulla condizione del nostro Pianeta. L’uomo, fin dalla sua comparsa sulla Terra, ha agito senza pensare alle conseguenze dei suoi gesti. Questa serie di azioni sconsiderate hanno portato, il più delle volte, delle conseguenze disastrose.
Gli animali purtroppo possono fare ben poco rispetto ai voleri umani, essendo costretti a vivere in moltissimi casi stando alle nostre regole. Più passa il tempo, più la specie umana “guadagna terreno”, lasciando sempre meno spazio vitale nella natura incontaminata alle bestie selvatiche. Questo processo inficia l’esistenza di un quantitativo di specie altissimo, tra cui alcune davvero insospettabili.
Addio ai bombi
Tra gli animali a rischio estinzione, almeno per quanto riguarda il contesto “occidentale”, troviamo il bombo. Questo insetto, molto simile ad un ape ma di dimensioni maggiori, è ufficialmente in pericolo. Parliamo di un animale che ha un ruolo fondamentale in alcuni processi, tra cui quello più celebre: l’impollinazione.
Una ricerca effettuata da alcuni esperti dell’Università del Wyoming ha messo in luce quelle che sono le cause della prossima scomparsa dei bombi dal lato “più civilizzato” del nostro Pianeta. L’articolo, pubblicato sulla rivista Ecosphere sottolinea come la perdita degli habitat naturali sia tra i motivi principali di questo evento.
Certamente non in secondo piano l’utilizzo spropositato che il genere umano fa dei pesticidi. Questi, seppur utilizzati per la “salute” delle piante, sono fatali per il destino degli insetti.
Secondo i nostri modelli, la probabilità di rilevare il calabrone occidentale è diminuita del 93% dal 1998 al 2018. Il nostro lavoro è destinato ad aiutare i decisori a valutare la possibilità di proteggere il calabrone occidentale ai sensi dell’US Endangered Species Act
Un dettaglio che può farci rendere conto del danno che abbiamo causato è certamente questo: dal processo di impollinazione dipende circa il 35% della produzione agricola mondiale.