Mercoledì scorso è stata la “giornata mondiale contro la desertificazione“, anche se ciò che sta accadendo sul nostro Pianeta sembra virare completamente dal lato oppostoS. I cambiamenti climatici infatti non fanno altro che aumentare le temperature medie, inficiando in maniera considerevole sulle condizioni della terra coltivabile.
Non esiste una chiave di lettura per cui questo aumento continuo del termometro possa essere considerato positivo. Le conseguenze provocate hanno esclusivamente un’influenza volta allo stravolgimento degli equilibri presenti in natura, e questo non fa altro che peggiorare la situazione. Ciò che possiamo fare oggi è cambiare il nostro stile di vita, sperando che con la costanza nell’impegno assisteremo ad un lento miglioramento.
Il deserto italiano
Cnr-Anbi ha reso pubbliche le stime per quanto riguarda l’aridità dei terreni italiani, e forse avremmo preferito non venirne a conoscenza. Queste misurazioni sono effettuate constatando i quantitativi di materia organica all’interno dei campioni presi in esame. Per alcune zone dello stivale, questo parametro è arrivato addirittura al 2%, soglia abitualmente riscontrabile in territori desertici.
I numeri più spaventosi sono quelli misurati in Sicilia: in questo territorio le aree a rischio ammontano a circa il 70% del totale. Come prevedibile, ad essere interessata particolarmente è la parte meridionale del nostro paese. Questo parametro infatti segna un 57% relativamente alla Regione Puglia e 55% per la Basilicata.
Un terreno ricco di sostanza organica è un suolo naturalmente fertile, che trattiene meglio l’umidità e ha minor necessità di irrigazione
Questi numeri ci mettono di fronte ad una realtà sconcertante: entro qualche anno, la gran parte delle terre italiane rischiano di essere ufficialmente desertiche, dunque non coltivabili. Bisogna correre ai ripari prima che sia realmente troppo tardi.