
TUNISI – Diverse organizzazioni operanti nel governatorato di Gabes hanno reso noto un comunicato a sostegno del movimento “Stop Pollution in Gabes”, esprimendo solidarietà alle manifestazioni contro la gestione della crisi ambientale nella regione. Nel documento, le associazioni criticano la recente decisione del governo di escludere il fosfogesso dall’elenco dei materiali pericolosi e di approvare un progetto per la creazione di un’unità di produzione di ammoniaca all’interno della zona industriale di Gabes. Le ONG definiscono tali misure come “un grave allontanamento dagli impegni ambientali e un’autorizzazione a pratiche di sviluppo che compromettano l’ambiente e nuocciano alla salute dei cittadini”.
Decisione e impatti sulla comunità
I firmatari della nota sostengono che la decisione di rimuovere il fosfogesso radioattivo dalla lista dei materiali pericolosi, permettendo la sua produzione, rappresenta un costante disprezzo per i diritti dei residenti di Gabes e per il loro ambiente. Inoltre, viene sottolineato che questa azione contraddice la decisione ministeriale del 29 giugno 2017, che prevedeva il smantellamento delle unità inquinanti. Il comunicato mette in evidenza che l’annuncio di un progetto per la creazione di un’unità di produzione di ammoniaca verde a Gabes “costituisce un passo verso progetti di produzione di idrogeno verde destinati all’esportazione, minacciando l’ambiente e la salute pubblica nella regione”.
Richieste per un futuro sostenibile
Le associazioni firmatarie chiedono al governo e alle autorità competenti di adottare misure concrete che pongano l’accento sulla protezione ambientale, promuovano uno sviluppo sostenibile e garantiscano la giustizia ambientale, rispettando i diritti delle future generazioni a vivere in un ambiente sano e sicuro. Viene richiesta anche l’annullamento di decisioni ritenute dannose per l’ambiente e la società, auspicando un passaggio verso soluzioni ecologiche autentiche che possano migliorare le condizioni di vita dei residenti. Questo appello è stato sottoscritto da 29 ONG e associazioni, tra cui la Lega tunisina per i diritti umani, l’Associazione tunisina delle donne democratiche, Avvocati senza frontiere e I Watch.