La foresta amazzonica, riconosciuta globalmente come il polmone verde del pianeta, gioca un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio atmosferico, contribuendo in modo significativo all’emissione di ossigeno e alla regolazione del clima terrestre. Tuttavia, un aspetto meno conosciuto ma altrettanto fondamentale è rappresentato dai fiumi volanti, enormi masse di vapore acqueo che fluttuano nell’atmosfera. Questo fenomeno ha attirato l’attenzione della comunità scientifica, in quanto la sua comprensione potrebbe rivelarsi vitale per il futuro del nostro ambiente.
Il fenomeno dell’evapotraspirazione
Il fenomeno dei fiumi volanti è il risultato di un processo noto come evapotraspirazione. Gli alberi, attraverso le loro radici, assorbono l’acqua presente nel suolo. Quella parte di acqua non utilizzata per la fotosintesi viene rilasciata nell’atmosfera. Nella foresta amazzonica, si stima che ogni giorno vengano liberati nell’aria circa 20 miliardi di tonnellate di acqua. Un singolo albero, con una chioma di 20 metri, può rilasciare fino a 1000 litri di acqua al giorno. Questo processo non solo contribuisce alla formazione di nuvole, ma crea anche scenari naturali straordinari, immortalati dal famoso fotografo brasiliano Sebastiao Salgado.
Recenti studi hanno dimostrato che una foresta ha la capacità di immettere nell’atmosfera una quantità di umidità superiore a quella proveniente dagli oceani. Questa umidità è fondamentale per le precipitazioni in ampie aree, poiché i fiumi volanti, trasportati dai venti, possono raggiungere le Ande, dove vengono deviati verso est e sud. Altre masse d’aria, invece, si dirigono verso nord, portando piogge in regioni altrimenti aride, contribuendo così al mantenimento degli ecosistemi locali.
I fiumi volanti: un fenomeno da scoprire
La comprensione dei fiumi volanti è ancora in fase embrionale. Tuttavia, è chiaro che la deforestazione e gli incendi che devastano la foresta amazzonica rappresentano una minaccia seria per l’equilibrio idrico del pianeta. Attualmente, si stima che circa il 20% della foresta amazzonica sia andato perduto, con conseguenze dirette sulle “autostrade” di vapore acqueo. La diminuzione delle risorse idriche ha un impatto significativo sulle aree urbane e sull’agricoltura, influenzando la vita quotidiana degli esseri umani.
La ricerca sui fiumi volanti è stata avviata da scienziati e ricercatori di tutto il mondo, che monitorano costantemente le foreste. Tra i pionieri di questo studio c’è stato l’esploratore svizzero-brasiliano Gérard Moss, il quale, nel 2007, ha lanciato il “Progetto fiumi volanti”, raccogliendo campioni di vapore acqueo durante i suoi voli. La sua eredità è stata onorata con la mostra “Rivières volantes” all’Acquario Aquatis di Losanna nel 2019, dedicata alla sua memoria. La sua storia e altre simili sono state raccontate nel documentario “Il mistero dei fiumi volanti d’Amazzonia”, prodotto dal Giardino di Albert, disponibile su Play RSI.
Le conseguenze della deforestazione
L’impatto della deforestazione sulla foresta amazzonica è un tema di grande attualità. La perdita di alberi non solo riduce la quantità di umidità rilasciata nell’atmosfera, ma modifica anche i modelli di precipitazione, creando potenziali crisi idriche. La scarsità di acqua può influenzare non solo l’agricoltura, ma anche la vita delle persone che dipendono da queste risorse per la loro sussistenza.
La situazione è particolarmente allarmante considerando che le foreste tropicali, come quella amazzonica, sono essenziali per la regolazione del clima globale. La protezione di questi ecosistemi è quindi fondamentale non solo per il loro valore intrinseco, ma anche per il benessere del nostro pianeta. La ricerca continua a essere un elemento chiave per comprendere e proteggere questi fenomeni naturali, essenziali per il futuro dell’umanità.