Di Lenarda (UniTs): la modifica all’accesso a Medicina solleva preoccupazioni

Durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2024-2025, il rettore dell’Università di Trieste, Roberto Di Lenarda, ha espresso forti preoccupazioni riguardo alle recenti modifiche proposte per l’accesso ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, nonché in Odontoiatria e protesi dentaria. L’evento, che ha segnato il sesto e ultimo anno del suo mandato, ha avuto luogo il 3 ottobre 2024, celebrando il 101° anniversario dell’ateneo.

Preoccupazioni sulle università telematiche

Di Lenarda ha messo in evidenza la crescente presenza delle università telematiche, definendola una sfida significativa per la competitività e i modelli educativi alternativi. Ha messo in discussione l’etica della formazione, sottolineando come spesso queste istituzioni siano finanziate da fondi di investimento stranieri, il cui obiettivo principale sembra essere il profitto. Ha affermato che il problema non risiede tanto nello strumento didattico, quanto piuttosto nelle modalità di erogazione, nelle finalità e negli obiettivi perseguiti.

Critiche alla legge delega

Le critiche del rettore si sono estese anche alla legge delega che prevede l’abolizione dei test di accesso per i Corsi di Laurea in Medicina. Di Lenarda ha ribadito l’importanza di rispettare le leggi, ma ha espresso la sua netta contrarietà a tali modifiche, definendole “pericolose” e “inattuabili”. Ha avvertito che queste decisioni potrebbero avere ripercussioni negative su altri corsi di laurea e hanno origine da premesse errate, sostenendo che non vi è una carenza di medici, ma piuttosto una mancanza di attrattività del Sistema Sanitario Regionale.

Implicazioni della riforma

Secondo il rettore, il sistema del numero programmato continuerà a esistere anche dopo l’introduzione di questa riforma, e ha espresso scetticismo riguardo alla possibilità di stilare una graduatoria nazionale basata sui voti ottenuti negli esami del primo semestre. La sua posizione riflette un forte impegno per la qualità della formazione e una preoccupazione per le implicazioni di tali cambiamenti nel panorama accademico e sanitario italiano.

Cristina Vanghi:
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