
Si è conclusa recentemente a Roma, il 2 febbraio 2025, una significativa conferenza internazionale dedicata alla protezione della biodiversità. Questo incontro, noto come COP 16, ha visto la partecipazione di delegati provenienti da quasi 200 nazioni, i quali hanno raggiunto un accordo per un piano di finanziamento volto a garantire la conservazione delle specie più a rischio. La presidente della conferenza, un’ex ministra dell’ambiente della Colombia, ha espresso la sua emozione al termine dei lavori, sottolineando l’importanza dei risultati ottenuti.
Accordo sul finanziamento della biodiversità
L’accordo raggiunto prevede l’assegnazione di 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, destinati alla tutela delle specie animali e vegetali minacciate. Questi fondi saranno forniti attraverso un mix di contributi provenienti da soggetti sia pubblici che privati. Durante la prossima edizione della conferenza annuale, che si terrà in un luogo ancora da definire, verranno chiariti i dettagli operativi del piano. È già noto, tuttavia, che il GEF (Fondo Globale per l’Ambiente), un organismo delle Nazioni Unite con sede in Corea del Sud, avrà il compito di coordinare l’iniziativa.
Indicatori e fondo Cali
Un altro risultato di rilievo emerso dalla conferenza è l’adozione di un quadro di 23 indicatori che serviranno a monitorare l’utilizzo dei fondi da parte degli Stati, garantendo che vengano impiegati in modo efficace per la tutela della biodiversità. Inoltre, è stato lanciato il “fondo Cali”, uno strumento progettato per promuovere un’equa condivisione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche legate alla biodiversità. Questo fondo mira a canalizzare i profitti ottenuti dall’uso commerciale delle risorse naturali verso la conservazione e a sostenere i Paesi in via di sviluppo, le comunità indigene e le popolazioni locali.
Osservazioni sulla partecipazione
È importante notare alcuni aspetti significativi riguardo la conferenza. In primo luogo, gli Stati Uniti non hanno partecipato all’evento, non avendo mai ratificato la Convenzione sulla diversità biologica, un trattato internazionale adottato nel 1992 per proteggere la diversità biologica e promuovere un utilizzo sostenibile delle sue risorse. La posizione attuale della presidenza statunitense si distingue per il ritiro da vari trattati ambientali, come se le problematiche ecologiche potessero essere affrontate solo a livello locale.
Riflessioni sulla presenza italiana
In secondo luogo, la presenza italiana è stata piuttosto ridotta, con il sottosegretario all’Ambiente che è intervenuto solo il secondo giorno della conferenza, un fatto che potrebbe suggerire una scarsa attenzione da parte del governo italiano verso questioni di rilevanza globale come la biodiversità. Infine, alcuni osservatori potrebbero considerare i risultati ottenuti come insufficienti, ma in un contesto mondiale dominato da una logica di profitto e crescita economica, i progressi fatti rappresentano comunque un passo significativo verso la salvaguardia dell’ambiente.