A Brescia, mercoledì 12 marzo 2025, si è svolto un flashmob organizzato da Legambiente in corso Zanardelli, nell’ambito della campagna nazionale “Ecogiustizia Subito: in nome del popolo inquinato”. La manifestazione ha visto la partecipazione di circa trenta persone, tra cui rappresentanti di Acli, scout Agesci, Arci, Azione Cattolica e Libera. Il Comune di Brescia ha offerto il suo patrocinio all’iniziativa.
Situazione di contaminazione
Durante l’evento, è stata evidenziata la grave situazione di oltre 11mila residenti, esposti da decenni a sostanze tossiche come i policlorobifenili (Pcb) e le diossine (Pcdf-Pcdd). Queste sostanze sono il risultato dello sversamento di oli di scarto derivanti dalla produzione di Pbc della Caffaro di Brescia. Due quartieri sono stati identificati come particolarmente colpiti, per i quali è stato finalmente avviato un progetto di bonifica e messa in sicurezza.
Bonifica e sicurezza ambientale
Le associazioni coinvolte, tra cui Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica, Legambiente e Libera, hanno sottolineato che attualmente solo l’1,9% dei 262 ettari di suolo pubblico è stato bonificato, e nessuna azione è stata intrapresa sui 2.109 ettari di acque sotterranee, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nel giugno 2024.
Rischi per la salute pubblica
La contaminazione continua a rappresentare un rischio significativo per la salute pubblica, con sostanze cancerogene rinvenute nei prodotti alimentari e nel sangue dei cittadini. Queste sostanze possono essere trasmesse per contatto diretto con il suolo inquinato o attraverso la catena alimentare, e sono potenzialmente responsabili di patologie gravi come melanoma, linfomi non Hodgkin e tumori al seno e alla tiroide.
Richieste delle associazioni
Le associazioni hanno richiesto l’istituzione di un tavolo di lavoro che coinvolga Ministero, Regione e Comuni, con l’obiettivo di trovare risorse e strategie per garantire la messa in sicurezza e il recupero delle aree private agricole e residenziali. Tra le proposte c’è anche l’avvio di una nuova campagna di monitoraggio biologico della popolazione, per valutare la presenza di Pcb nel sangue, includendo nel campione i nati dopo il 2002 e coloro che hanno consumato prodotti del proprio orto per almeno quattro anni.
Giustizia per il popolo inquinato
Durante il flashmob, tre finti giudici hanno emesso una “sentenza” simbolica, dichiarando colpevoli gli inquinatori di aver ignorato i diritti fondamentali del popolo e dell’ambiente. La giuria ha esortato a una giustizia immediata, riparazione dei danni e azioni concrete per fermare l’inquinamento, sottolineando che ogni ritardo nella tutela del territorio sarà considerato un’aggravante della responsabilità morale, sociale ed economica.