“A un anno dalla loro assunzione, ben sei infermieri su dieci esprimono il desiderio di cambiare unità operativa, mentre il 30% di loro prevede di lasciare la professione nei prossimi mesi. Questo allarmante scenario è stato presentato da Giuseppino Conti, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Ancona, durante l’incontro “Le necessità assistenziali per i bisogni di salute della popolazione”, tenutosi nel pomeriggio del 15 gennaio 2025, presso Palazzo delle Marche, con la partecipazione del presidente del Consiglio regionale, Dino Latini.
La necessità di un cambiamento radicale
Conti ha evidenziato l’urgenza di affrontare la professione infermieristica non solo in termini di quantità, ma anche di qualità. “Siamo di fronte a un problema di dotazioni organiche, dequalificazione e burnout, fattori che alimentano la disaffezione verso la professione. Gli infermieri italiani sono tra i meno retribuiti in Europa, nonostante le loro elevate competenze, e il nuovo contratto non offre miglioramenti significativi”, ha dichiarato il presidente dell’Opi.
Durante l’incontro, è emerso che l’Italia, essendo il secondo Paese più longevo al mondo dopo il Giappone, si troverà nei prossimi decenni ad affrontare un aumento della domanda di assistenza per persone che non possono essere gestite in ambito ospedaliero. “C’è un’immediata necessità di assistenza sul territorio e domiciliare. Per affrontare questa sfida, abbiamo bisogno di professionisti specializzati, come gli infermieri di famiglia e di comunità“, ha aggiunto Conti.
La carenza di medici e l’importanza degli infermieri
La discussione ha toccato anche la carenza di medici di medicina generale, particolarmente nelle aree più svantaggiate e montane. Attualmente, nelle Marche, ci sono 846 medici di medicina generale attivi per una popolazione di poco superiore a 1 milione e 200 mila persone, di cui il 32% non è massimalista. “Se ci sono carenze di medici, è fondamentale attivare gli infermieri di famiglia e comunità, dotati di elevate competenze nel settore delle cure primarie, per gestire i pazienti a domicilio”, ha spiegato Conti.
In merito alla violenza nei confronti del personale sanitario, il presidente dell’Opi ha sottolineato l’importanza di identificare tempestivamente comportamenti aggressivi e di formare il personale su come gestirli. “La presenza di posti di polizia è utile, ma non rappresenta la soluzione. È essenziale segnalare gli episodi di violenza, adottando una politica di tolleranza zero“, ha affermato.
Il futuro della sanità in Italia
Aldo Savi, sottosegretario alla Presidenza della Regione Marche, ha messo in evidenza come nel 2050 il 34,9% della popolazione italiana avrà più di 65 anni, un aspetto cruciale da affrontare. “Se non riusciremo a implementare cambiamenti fondamentali nel sistema sanitario, non saremo in grado di sostenerlo”, ha avvertito Savi.
È necessario aumentare i posti letto e ridurre la durata delle degenze, affrontando la questione del “boarding”, ovvero la pratica di tenere i pazienti in attesa di ricovero, un problema serio per i pronto soccorso. “Dobbiamo fornire ai cittadini un’assistenza di prossimità. Il modello di sanità centrato sull’ospedale è obsoleto; ora il focus deve essere sul territorio e sul domicilio”, ha concluso Savi, sottolineando il ruolo cruciale degli infermieri di famiglia in questa nuova visione.
Dino Latini, presidente del Consiglio Regionale delle Marche, ha ribadito l’importanza di una sanità realmente orientata verso le esigenze delle persone, evidenziando la necessità di un approccio più umano e vicino ai cittadini.