
La crescente attenzione verso la sostenibilità ha portato a interrogarsi sull’effettiva validità delle etichette ecologiche presenti sui prodotti. La questione, sollevata dal “Giardino di Albert” e da Fabio Meliciani, tocca un tema cruciale: quanto possiamo fidarci di queste affermazioni? La sostenibilità, termine entrato nel linguaggio comune grazie al Rapporto Brundtland del 1987, implica la capacità di soddisfare i bisogni attuali senza compromettere le generazioni future. Tuttavia, nonostante gli sforzi, i dati del 2024 indicano un aumento record delle temperature, evidenziato dal servizio europeo Copernicus e dall’Organizzazione meteorologica mondiale, a causa di eventi naturali e dell’incremento delle emissioni di gas serra.
Il dibattito sul cambiamento climatico
La recente rielezione di Donald Trump ha riacceso il dibattito sul cambiamento climatico, polarizzando ulteriormente le opinioni. Da un lato, ci sono coloro che chiedono un intervento immediato, dall’altro ci sono i negazionisti, come evidenziato nel libro di Roger Abravanel “Le false ipocrisie sul clima” (Solferino, 2024). Alcuni sostengono che le soluzioni possano essere rimandate fino a quando non saranno disponibili tecnologie alternative ai combustibili fossili. Altri, pur dichiarando di preoccuparsi per il clima, spesso adottano misure superficiali, principalmente per ragioni burocratiche o di marketing. In questo contesto, il fenomeno del greenwashing diventa particolarmente insidioso. Le aziende, invece di affrontare le vere sfide della sostenibilità, si rifugiano dietro etichette ingannevoli per continuare a sfruttare risorse e consumatori.
Cos’è il greenwashing?
Il greenwashing è una strategia di marketing in cui le aziende si presentano come ecologicamente responsabili, mentre continuano a operare in modo insostenibile. La Commissione Europea ha rivelato che oltre il 50% delle affermazioni ambientali sui prodotti sono vaghe o addirittura false. Per affrontare questa problematica, l’Unione Europea ha introdotto una nuova direttiva che richiede alle aziende di fornire prove concrete per le loro affermazioni ecologiche, con scadenza per l’adeguamento fissata a marzo 2026. Sarà vietato utilizzare termini generici come “naturale” o “eco-compatibile” senza prove tangibili.
Il settore della moda e il greenwashing
Il settore della moda è uno dei più colpiti dal greenwashing. Marchi come H&M sono stati citati in giudizio per pratiche ingannevoli riguardo le loro etichette ecologiche. La fast fashion, con i suoi modelli usa e getta, contribuisce significativamente alle emissioni di CO2. In questo contesto, l’HSBC ha dovuto ritirare una campagna pubblicitaria nel Regno Unito per aver promosso iniziative ecologiche senza menzionare il suo finanziamento a progetti di combustibili fossili. Questi esempi dimostrano quanto sia difficile per i consumatori discernere la verità dietro le affermazioni di sostenibilità.
La vera sostenibilità e le disuguaglianze
La vera sostenibilità, come affermato nell’Agenda ONU 2023, non può esistere senza affrontare le disuguaglianze. Il recente saggio di Antonio Galdo, “Il Mito Infranto” (Codice edizioni, 2025), sottolinea come la falsa sostenibilità possa ampliare i divari sociali. Prodotti come l’auto elettrica, simbolo della transizione ecologica, rimangono inaccessibili per molti a causa dei costi elevati e delle infrastrutture carenti. L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite include obiettivi per ridurre le disuguaglianze e promuovere consumi sostenibili, ma molti di questi rischiano di non essere raggiunti.
Il settore della moda, ad esempio, continua a generare profitti nei paesi ricchi, mentre i danni ambientali ricadono sulle comunità più povere. In Cile, una discarica illegale accoglie tonnellate di indumenti, contribuendo a un impatto devastante sull’ecosistema. La sostenibilità richiede un cambiamento nelle nostre abitudini di consumo e una maggiore consapevolezza delle conseguenze delle nostre scelte.
La sfida della sostenibilità è complessa e richiede un impegno collettivo per garantire un futuro migliore. La responsabilità è condivisa tra aziende, governi e cittadini, tutti chiamati a contribuire a un cambiamento reale e duraturo.