
Banca, cosa bisogna sapere(www.biopianeta.it)
Nel panorama bancario italiano ed europeo, la solidità degli istituti di credito è un tema di crescente importanza.
Con l’uscita dalla fase di tassi d’interesse elevati, la Banca Centrale Europea (BCE) ha confermato che le banche dell’Eurozona si trovano in una posizione relativamente solida, caratterizzata da bilanci robusti e prestiti di qualità. Il 2025 si preannuncia come un anno ricco di incognite, spingendo la BCE a mantenere un occhio vigile sulla situazione economica e ad adottare misure di prudenza.
Uno degli aspetti fondamentali che la BCE monitora è il Pillar 2 Requirement (P2R), un requisito patrimoniale supplementare che si aggiunge al capitale minimo previsto dal primo pilastro. Un valore basso del P2R è indice di una maggiore solidità, poiché implica che un istituto di credito deve mantenere un livello inferiore di capitale supplementare per affrontare i rischi. Recentemente, la BCE ha deciso di alzare leggermente i requisiti patrimoniali per garantire una stabilità duratura, in risposta ai rischi emergenti, tra cui l’instabilità geopolitica e le difficoltà nel settore immobiliare commerciale.
Le banche più solide in Italia
Analizzando i dati emersi dai report della BCE, si evidenziano le banche italiane più solide, che si distinguono nettamente dalle altre. Ecco un elenco delle principali istituzioni:
- Credem: si conferma per il quinto anno consecutivo come una delle banche più solide del Paese, con un P2R pari all’1%, il valore più basso nel panorama bancario europeo.
- Intesa Sanpaolo: presenta un P2R di 1,5%.
- Banca Mediolanum: anch’essa con un valore di 1,5%.
- Mediobanca: si colloca al 16° posto a livello europeo, con un P2R di 1,75%.
Al di sotto della soglia di solidità ottimale troviamo Unicredit e Fineco, entrambe con un P2R del 2%. Altre banche italiane come Banco BPM, Bper, Mps, Iccrea e Banca Popolare di Sondrio si trovano in una posizione meno favorevole, con valori superiori al 2%, segnalando una minore solidità rispetto ai leader del settore.
Un’altra tendenza interessante che emerge dal report della BCE è la crescita dei pagamenti digitali nell’Eurozona, anche se a un ritmo leggermente più contenuto rispetto al boom post-pandemia. Oggi, quasi la metà delle transazioni nei negozi (48%) avviene tramite carte o app, evidenziando un cambiamento nelle abitudini dei consumatori. In Italia, la percentuale si attesta intorno al 38%, con un calo dell’uso del contante del 9% negli ultimi due anni. Questo cambiamento è significativo, poiché suggerisce un’evoluzione della cultura finanziaria degli italiani, che stanno gradualmente abbracciando nuove tecnologie e modalità di pagamento.
Nonostante la crescente diffusione dei pagamenti elettronici, il contante continua a mantenere un ruolo importante nell’economia europea. Secondo un sondaggio condotto dalla BCE, il 62% degli intervistati ritiene fondamentale poter utilizzare i contanti, mentre il 55% preferisce pagare con carta nei negozi fisici. Questa dicotomia riflette un’importante realtà: nonostante l’innovazione e la digitalizzazione, vi è ancora una parte consistente della popolazione che desidera mantenere la libertà di scelta riguardo ai metodi di pagamento.

Rischi e incertezze economiche
Il 2025 si prospetta come un anno complesso, con vari fattori di rischio che potrebbero influenzare la stabilità del sistema bancario europeo. Tra le preoccupazioni principali c’è il possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, che ha già generato incertezze sui mercati finanziari globali. Questa situazione si somma alla crisi in Ucraina e alle tensioni commerciali, creando un contesto di instabilità economica che potrebbe influenzare le decisioni delle banche e degli investitori.
Inoltre, il settore immobiliare commerciale rappresenta una delle sfide più critiche per le banche europee. Circa l’11% delle banche potrebbe subire un deterioramento della qualità del credito legato a questo settore, il che potrebbe avere ripercussioni significative su tutta l’economia. La BCE, quindi, sta monitorando attentamente queste dinamiche, consapevole che un eventuale crollo del mercato immobiliare potrebbe avere effetti a cascata su altri settori e sull’intero sistema bancario.