Negli ultimi mesi, la questione della contaminazione da PFAS ha acquisito una rilevanza sempre maggiore a livello europeo.
Le indagini hanno rivelato che non solo i fiumi e l’acqua del rubinetto sono compromessi, ma anche che l’acqua minerale, spesso percepita come sinonimo di purezza e qualità, presenta livelli preoccupanti di contaminazione.
Un recente studio condotto dal Pesticide Action Network Europe (PAN Europe) ha messo in luce la presenza di TFA (acido trifluoroacetico), un tipo di PFAS, in diverse marche di acqua minerale, tra cui Vittel, parte del gruppo Nestlé.
Cos’è il TFA e le analisi del PAN
Il TFA è una sostanza chimica altamente solubile e mobile, che non si degrada facilmente nell’ambiente. Questa caratteristica consente al TFA di infiltrarsi in diverse riserve idriche, accumulandosi in esse. Considerato un “inquinante eterno”, il TFA è associato a gravi conseguenze per la salute umana e ambientale, in particolare per la sua tossicità riproduttiva. La presenza di TFA è stata documentata non solo nell’acqua minerale, ma anche nell’acqua piovana, nei suoli e persino nel sangue umano, con concentrazioni di TFA che superano di gran lunga quelle di altri composti chimici.
L’indagine condotta da PAN Europe ha esaminato campioni di acqua minerale provenienti da diversi paesi europei, tra cui Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Ungheria, Austria e Germania. Dei 19 campioni analizzati, 10 contenevano TFA, con livelli che superavano di ben 32 volte le soglie di sicurezza. I risultati hanno sollevato un campanello d’allarme, suggerendo la necessità di un’azione immediata per affrontare questa contaminazione. Tra le marche più colpite, oltre a Vittel di Nestlé, ci sono anche Villers e Ordal, entrambe provenienti dal Belgio.
La situazione non è migliore in Italia. Un rapporto del PAN Europe ha analizzato 23 campioni d’acqua superficiale e 6 campioni d’acqua sotterranea, rivelando una diffusione inquietante di PFAS in tutto il territorio nazionale. I risultati mostrano che oltre il 98% dei PFAS trovati era rappresentato da TFA, suggerendo che questa sostanza è un prodotto di degradazione di pesticidi e di altre sostanze chimiche utilizzate in agricoltura. I livelli di TFA variavano da 370 ng/l a 3.300 ng/l, con una media di 1.180 ng/l, confermando che l’Italia è uno dei paesi più colpiti da questa forma di inquinamento.
Recentemente, un’indagine condotta dal Salvagente ha rivelato che molte delle acque minerali più comuni in Italia contengono tracce di pesticidi. Su un campione di 18 acque minerali, solo 4 sono risultati completamente privi di residui chimici. Tra le marche che hanno mostrato contaminazione si trovano nomi noti come Uliveto, San Pellegrino e Guizza, suscitando preoccupazione tra i consumatori.
I rischi per la salute
La contaminazione da PFAS è stata associata a una serie di problemi di salute, tra cui malattie cardiovascolari, disturbi ormonali e problemi riproduttivi. Queste sostanze chimiche si accumulano nel corpo umano e possono rimanere nel sistema per anni, aumentando il rischio di effetti avversi sulla salute. Il TFA, in particolare, è stato identificato come un inquinante particolarmente preoccupante, data la sua persistenza e la sua capacità di interferire con i processi biologici naturali.
Con l’aumento della consapevolezza riguardo ai rischi associati alla contaminazione da PFAS, molti consumatori stanno rivedendo le loro abitudini di consumo. La scelta di acqua minerale “purificata” o “naturale” non è più così semplice, e molti iniziano a cercare informazioni più dettagliate sulle marche che scelgono di acquistare. Le aziende produttrici, da parte loro, sono sotto pressione per garantire la qualità dei loro prodotti e per adottare pratiche più sostenibili.