Patatine e snack, le analisi sono un disastro: non immagini cosa stai dando ai tuoi figli

Negli ultimi anni, le preoccupazioni per la sicurezza alimentare sono aumentate, e uno dei contaminanti più discussi è l’acrilammide.

Questo composto chimico si forma durante la cottura di alcuni alimenti ad alte temperature e, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è considerato un “probabile cancerogeno”. Ciò che è particolarmente allarmante è la sua presenza in snack molto amati dai bambini, come le patatine e i corn flakes, che possono contenere quantità elevate di questa sostanza.

L’acrilammide è un contaminante che si forma naturalmente durante la cottura, in particolare quando gli alimenti vengono fritti, tostati o cotti al forno a temperature superiori ai 120 gradi. Questo processo avviene grazie alla reazione di Maillard, che coinvolge zuccheri e amminoacidi presenti nei cibi. Anche se l’acrilammide è una sostanza che si forma durante la preparazione degli alimenti, ciò non significa che non si possano adottare misure per ridurne la presenza.

I risultati allarmanti dei test sulle patatine

Un recente test condotto su 29 diverse marche di patatine ha rivelato risultati allarmanti. Mentre alcuni prodotti sono riusciti a mantenere i livelli di acrilammide al di sotto della soglia di sicurezza, altri hanno superato il limite stabilito dalla Commissione Europea, fissato a 750 microgrammi per chilo. Ciò che è inquietante è che non ci sono attualmente leggi vincolanti che obblighino le aziende a rispettare questi limiti. Pertanto, molte marche continuano a produrre snack ad alto contenuto di acrilammide senza conseguenze.

Nel nostro test, i campioni di chips analizzati includevano vari tipi di patate, mais e altri vegetali come lenticchie e banane. I livelli di acrilammide variavano notevolmente: alcuni campioni erano praticamente privi di acrilammide, mentre altri, come le patatine classiche Carrefour, si avvicinavano pericolosamente al limite europeo con 730 microgrammi per chilo. Questa situazione è preoccupante, in particolare per i genitori che spesso danno ai loro figli questi snack senza considerare il rischio associato.

Cosa dicono i risultati?(www.biopianeta.it)

Oltre all’acrilammide, il test ha anche esaminato altri fattori come il tipo di olio utilizzato e la presenza di additivi. È stato osservato che le patatine fritte in olio di palma o di cocco tendevano ad avere punteggi inferiori, mentre prodotti contenenti aromi artificiali e coloranti sintetici hanno ricevuto valutazioni negative. Tra gli additivi più problematici ci sono il glutammato monosodico (E621), che può causare la cosiddetta “sindrome da ristorante cinese”, e altri composti come il guanilato disodico (E627) e l’inosinato disodico (E631), noti per i loro effetti potenzialmente dannosi sulla salute.

Il problema dell’acrilammide non è solo una questione di singoli prodotti, ma riflette un problema più ampio legato alla sicurezza alimentare in Europa. Organizzazioni non governative come SAFE stanno lottando per ottenere limiti di legge più severi e una maggiore trasparenza da parte delle aziende alimentari. La richiesta di fissare limiti rigorosi è stata avanzata da anni, soprattutto per i prodotti destinati ai bambini, che sono tra i più esposti a questo contaminante.

Le preoccupazioni riguardanti l’acrilammide sono ulteriormente amplificate dalla possibilità che l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) possa riesaminare il profilo di rischio dell’acrilammide e classificarla come “cancerogeno certo” per l’uomo. Questo cambiamento potrebbe avere un impatto significativo sulla regolamentazione e sulla produzione di alimenti contenenti acrilammide, specialmente per quanto riguarda i prodotti per l’infanzia.