Un nuovo test per l’Alzheimer: scopre la malattia nel 90% dei casi
Con un semplice esame del sangue è ora possibile individuare se il declino cognitivo di un paziente è causato dal morbo di Alzheimer.
Questo test, che si basa sulla misurazione di specifici marcatori sanguigni, promette fino al 90% di accuratezza nel determinare la causa della perdita di memoria.
Considerando che oltre 30 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di questa patologia, la scoperta rappresenta una svolta significativa.
Nel corso degli ultimi quattro anni, 1213 pazienti in Svezia sono stati sottoposti a valutazioni cliniche per sintomi cognitivi. L‘elemento chiave analizzato nei loro campioni di sangue è stata la quantità di tau 217 fosforilata (p-tau217), uno dei marcatori specifici attualmente sotto esame per la diagnosi precoce dell’Alzheimer. “Gli aumenti delle concentrazioni nel sangue sono notevoli nella malattia”, ha spiegato il dottor Sebastian Palmqvist dell’Università di Lund. “Questo indica che stiamo misurando il danno neuronale causato dalla tau in una fase molto precoce”.
Il vero punto forte del test risiede nella sua capacità di identificare i livelli della proteina beta-amiloide nel cervello, un precursore chiave dell’Alzheimer. “La presenza simultanea dei grovigli amiloidici e tau è un segno distintivo della malattia”, hanno affermato gli scienziati coinvolti nello studio. Il test ha dimostrato una precisione del 90%, particolarmente elevata nei pazienti con demenza in progressione e leggermente inferiore negli stadi pre-demenziali.
Alzheimer: nuovo test promette diagnosi precoce con il 90% di accuratezza
L’introduzione del test p-tau217 come strumento preventivo potrebbe rivoluzionare l’approccio alla malattia, accelerando le ricerche e lo sviluppo di nuovi farmaci. “Stiamo vivendo tempi trasformativi”, ha commentato Maria Carrillo dell’Alzheimer’s Association, evidenziando come questo strumento possa cambiare radicalmente le prospettive future.
Un altro vantaggio significativo emerso dalla ricerca è che il test non si limita a misurare la quantità amiloide ma conferma anche la sua presenza quando altre tecniche diagnostiche non riescono a rilevarla. Questa caratteristica lo rende un marcatore eccellente per l’identificazione dell’Alzheimer: se non c’è amiloide, allora non c’è Alzheimer; se invece i livelli tau sono elevati, ciò indica una forma diversa di demenza.
In conclusione emerge chiaramente come questo nuovo metodo rappresenti una speranza concreta per milioni di persone affette da Alzheimer o a rischio della malattia. Grazie alla sua alta precisione e facilità d’applicazione potrebbe presto diventare uno strumento fondamentale nella diagnosi precoce e nella gestione complessiva dell’Alzheimer.