Mentre il mondo si confronta con la drammatica realtà di 800 milioni di persone che soffrono la fame e 9 milioni che muoiono per mancanza di cibo, emerge un dato sconcertante: un terzo degli alimenti prodotti viene sprecato.
Questo spreco non solo rappresenta una perdita di risorse preziose ma contribuisce anche all’8% delle emissioni totali di gas serra generate dall’attività umana.
Un recente studio pubblicato su Environmental Research Letters ha messo in luce come l’accesso a una catena del freddo efficiente possa ridurre significativamente lo spreco alimentare e le emissioni nocive per il clima. La ricerca ha analizzato sette tipologie di alimenti in sette diverse regioni del mondo, evidenziando come una catena del freddo discontinua sia responsabile della perdita annuale di 620 milioni di tonnellate di cibo.
Gli autori dello studio, ricercatori dell’Università del Michigan, suggeriscono che sviluppare sistemi alimentari più localizzati potrebbe essere ancora più efficace delle catene del freddo ottimizzate nel ridurre lo spreco. Questa strategia non solo salvaguarderebbe maggiori quantità di cibo ma avrebbe anche un impatto positivo sul clima.
Dimezzare lo spreco alimentare: una sfida globale
L’analisi ha rivelato che migliorando la refrigerazione si potrebbero ottenere risultati notevoli nella lotta contro lo spreco alimentare. In particolare, le regioni meno industrializzate come l’Asia meridionale e sud-orientale e l’Africa subsahariana presentano le maggiori opportunità per ridurre sia le perdite sia le emissioni attraverso sistemi refrigeranti efficienti.
Interessante è il dato relativo al tipo di cibo: sebbene la carne rappresenti solo il 10% dello spreco globale, essa è responsabile della metà delle emissioni legate allo spreco. Ciò sottolinea l’importanza dell’ottimizzazione dei processi nella filiera della carne per mitigare gli impatti ambientali negativi.
Lo studio evidenzia come i sistemi alimentari gestiti localmente possano superare in efficienza persino le catene del freddo globalmente ottimizzate nel ridurre lo spreco. Concentrarsi sullo sviluppo di reti efficienti a livello locale potrebbe quindi essere la chiave per affrontare questo problema su scala mondiale.
Gli autori dello studio hanno voluto chiarire che, sebbene il loro modello offra uno strumento utile per stimare e ridurre lo spreco alimentare, non prende in considerazione le emissioni derivanti dall’amplificamento delle reti refrigeranti. Inoltre, rimangono incertezze riguardanti l’impatto sulla qualità nutrizionale degli alimenti conservati tramite refrigerazione avanzata. L’obiettivo rimane quello di migliorare e gestire in modo sostenibile le catene del freddo a beneficio dell’alimentazione globale e della salute climatica.