Tecnologia

Ogni giorno l’IA diventa più intelligente e noi più stupidi: i risultati sono preoccupanti

I rischi dell’intelligenza artificiale secondo uno degli ultimi studi: il cervello umano risente del suo aiuto nella maggior parte dei casi.

Non si fa altro che parlare di intelligenza artificiale dal momento che OpenAI ha lanciato il suo chatbot. Se inizialmente ci si chiedeva che ruolo avrebbe avuto nella nostra vita, ad oggi è ormai una domanda più che superata. L’intelligenza artificiale è destinata a permeare le nostre vite a 360 gradi. Tutte le aziende multinazionali stanno investendo nel settore, anche le aree più green stanno puntando all’AI per dargli funzionalità volte a implementare scelte sostenibili.

Tra qualche anno tanti lavori saranno automatizzati. Potremmo trovare computer anche agli ingressi dei negozi, così come negli uffici assistenza: la corsa all’implementazione dei chatbot in tutte le infrastrutture farà sì che in pochi anni la società finirà col dipendere dalla tecnologia ancora di più di quanto lo faccia oggi.

Questa enorme accelerazione spaventa esperti, medici e sociologi, ed è per questo che si punta a fare studi sempre più approfonditi per capire come far dirottare l’AI in ruoli da ‘aiutante’ senza interferire troppo sulla vita privata dell’utente. Purtroppo, però, i nuovi studi hanno dimostrato come un’assistenza così assidua di una macchina possa far diventare più stupido chi la utilizza.

AI e creatività: il computer spegne l’idea dell’uomo creativo

Durante lo studio è venuto fuori che l’AI era in grado di aiutare le persone meno naturalmente creative a scrivere racconti più originali, ma al tempo stesso ha smorzato la creatività del gruppo nel suo complesso. Lo studio è stato condotto dai ricercatori Anil Doshi e Oliver Hauser dell’University College di Londra e dell’Università di Exeter, ed è stato pubblicato su Science Advances.

i risultati del nuovo studio sull'AI
l’Intelligenza artificiale ci rende stupidi- biopianeta.it

“Il nostro studio rappresenta una visione iniziale su una domanda molto grande su come i grandi modelli linguistici e l’IA generativa più in generale influenzeranno le attività umane, compresa la creatività”, ha riferito Oliver Hauser, spiegando il progetto. I risultati dello studio sono però ambigui. Isolate le persone che hanno poca creatività, queste ultime hanno dimostrato risultati strabilianti se aiutate dall’AI, perché suggeriva prompt da poter utilizzare nel corso della creazione della storia.

I dati poi si invertivano quando l’AI aiutava un gruppo di persone performanti: in questo caso succedeva che la creatività si appiattiva, anche quando le persone facenti parte del gruppo erano state abbastanza creative, l’AI non apportava migliorie, anzi, interferiva con il loro lavoro.

In definitiva, i risultati ottenuti hanno fatto dedurre che se si pensasse a un’industria dell’editoria che in un futuro prossimo dovesse abbracciare storie ispirate dall’AI, si avrebbero tanti racconti meno unici e più simili tra loro. Considerando che la nostra conoscenza si allena sulle storie è facile capire quale perdita subirebbe l’intero tessuto sociale e culturale.

Claudia Manildo

Giornalista pubblicista e content editor, sono laureata all’Università di Siena in Comunicazione e all’Università di Parma in Giornalismo e Cultura Editoriale. Scrivere, oltre che un lavoro, è una missione quotidiana. Sono editor e correttore bozze freelance e nel tempo libero recensisco libri. Appassionata di sociologia e di interazione uomo-macchina, nel 2022 ho pubblicato il mio primo saggio per deComporre Edizioni.
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