Pollo LIDL, l’inchiesta fa emergere una terribile verità: la nostra salute a rischio
L’inchiesta di Essere Animali e delle altre organizzazioni europee mette in luce la necessità di migliorare le condizioni di allevamento.
La qualità e la sicurezza alimentare sono temi sempre più al centro dell’attenzione pubblica, soprattutto quando si tratta di prodotti di largo consumo come la carne di pollo. Gli esperti avvertono da anni sui pericoli legati al consumo di carne animale, ma una recente indagine ha gettato una luce nuova e ancora più inquietante sulla realtà che si cela dietro questa industria.
Un’inchiesta dettagliata su uno dei maggiori distributori europei di carne di pollo, Lidl, ha fornito dati piuttosto inquietanti riguardanti la sicurezza dei prodotti. Le scoperte fatte in diversi paesi europei, inclusa l’Italia, sollevano serie preoccupazioni. È quindi fondamentale conoscere i risultati di queste ricerche per capire i rischi associati alla carne di pollo che consumiamo quotidianamente.
Test di sicurezza: la carne di pollo non passa l’esame ed è un problema per tutti i consumatori
Un’analisi condotta in collaborazione tra diverse associazioni europee ha rivelato che metà dei campioni di pollo prelevati dai punti vendita Lidl in Europa, compresa l’Italia, contengono batteri resistenti agli antibiotici. La ricerca, effettuata in collaborazione con Fondazione Albert Schweitzer (Germania), Observatorio de Bienestar Animal (Spagna), Open Cages (Regno Unito) e Otwarte Klatki (Polonia), ha analizzato 142 prodotti Lidl da 22 discount in cinque Paesi.
I risultati dell’indagine sono preoccupanti: il 50% dei campioni analizzati conteneva batteri difficili da eliminare. In Italia, il 46% dei campioni risultava contaminato dall’enzima ESBL, che conferisce resistenza a più antibiotici. Inoltre, un terzo dei campioni italiani mostrava resistenza a tre delle quattro classi di antibiotici testate, con una resistenza del 100% a due classi di farmaci critici per la salute umana (cefalosporine di terza generazione e fluorochinoloni).
Nel report di Essere Animali si legge che anche il pericoloso Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) è stato rilevato nel 23% dei campioni europei, anche se nessuno proveniente dall’Italia. Oltre ai batteri resistenti agli antibiotici, l’inchiesta ha evidenziato la presenza di patogeni alimentari come Listeria monocytogenes, Salmonella spp ed Escherichia coli.
In Italia, il 54% dei campioni era contaminato da Listeria e il 46% da Salmonella, contro una media europea del 9%. La presenza di Escherichia coli ed Enterococcus nei campioni italiani era rispettivamente del 75% e del 50%, mentre il Campylobacter era assente, a fronte di un 28% di incidenza a livello europeo.
Gli esperti sembrano avere pochi dubbi e attribuiscono la diffusione della resistenza agli antibiotici agli allevamenti intensivi. Le condizioni di allevamento dei fornitori di Lidl sono state descritte come catastrofiche: animali ammassati, lettiere sporche e somministrazione indiscriminata di antibiotici, si legge nel report di Essere Animali.