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Perché la tassa sulle mucche e sui maiali è importante per l’ambiente: a cosa si punta

Sapete che la tassa sulle mucche e sui maiali è davvero importante per l’ambiente? Andiamo a vedere perché questa aiuta il pianeta.

La Danimarca si è guadagnata un posto nella storia ambientale con l’introduzione della prima tassa al mondo sulle emissioni di gas serra derivanti dalle attività agricole.

Questa misura prevede che gli allevatori debbano versare quasi 100 euro all’anno per ogni mucca e maiale posseduto, una decisione che arriva dopo lunghi mesi di negoziati tra il governo danese, le associazioni commerciali e i gruppi ambientalisti. Si tratta di un’iniziativa senza precedenti che mira a ridurre l’impatto climatico dell’agricoltura, settore notoriamente responsabile di una quota significativa delle emissioni globali.

L’agricoltura contribuisce quasi per un quarto alle emissioni globali di gas serra, con gli allevamenti che rappresentano la maggior parte di questo impatto. In particolare, ruminanti come mucche e pecore sono fonte significativa di metano a causa dei loro sistemi digestivi.

Anche l’utilizzo dei fertilizzanti azotati contribuisce ulteriormente al rilascio di gas serra nell’atmosfera. La decisione del governo danese mira quindi a contrastare queste emissioni attraverso una tassazione mirata, fissando un’aliquota fiscale progressiva che inizia da 120 DKr (circa 16 euro) per tonnellata di CO2 equivalente.

Le tasse su mucche e maiali

Questa nuova imposta ha suscitato diverse reazioni nel panorama internazionale. Da una parte, la Società Danese per la Conservazione della Natura ha salutato la misura come un compromesso storico verso la ristrutturazione dell’industria alimentare entro il 2030.

Dall’altra parte, il primo ministro danese Mette Frederiksen ha espresso la speranza che questa iniziativa possa servire da esempio per altri paesi nel ridurre le emissioni agricole senza intaccare la sicurezza alimentare.

La tassa sugli animali (BioPianeta.it)

Il modello danese si basa su una combinazione equilibrata tra tassazione e incentivi fiscali: grazie a detrazioni del 60%, gli allevatori affronteranno inizialmente costi gestibili, destinati tuttavia ad aumentare nei prossimi anni con l’intento dichiarato di stimolare pratiche più sostenibili nel lungo termine.

L’esperimento danese sta attirando l’attenzione globale come possibile modello da replicare altrove nella lotta contro il cambiamento climatico. Sebbene sia ancora presto per valutarne pienamente gli effetti, l’iniziativa rappresenta un importante passo avanti nella ricerca di soluzioni efficaci contro le emissioni nocive dell’agricoltura.

Con questa mossa audace ma necessaria, la Danimarca non solo punta a migliorare significativamente la qualità dell’aria ma anche ad incentivare altri paesi ad adottare politiche simili. Se tale tendenza dovesse prendere piede su scala globale, potremmo assistere a cambiamenti sostanziali nelle pratiche agricole mondiali – tutti orientati verso una maggiore sostenibilità ambientale e minor impatto sul clima terrestre.