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La più grande beffa green che ci siamo bevuti tutti senza saperlo: da oggi non la comprerai mai più

Alcune recenti indagini hanno rivelato una novità sconvolgente, che ha indignato i consumatori e portato all’apertura di una petizione.

Negli ultimi anni, il trend del “green” ha visto un’impennata notevole, con molte aziende che abbracciano iniziative ecologiche per ridurre gli sprechi e promuovere la sostenibilità. Tuttavia, dietro questa facciata ecologica, spesso emergono pratiche poco lecite che sfruttano l’interesse dei consumatori per l’ambiente per giustificare aumenti di prezzo ingiustificati.

Questo fenomeno ha sollevato numerosi dubbi sull’integrità delle imprese che, sotto la maschera della sostenibilità, incrementano i loro profitti a spese dei consumatori. Recentemente, ad esempio, è venuta alla luce una realtà sconvolgente che tocca da vicino tutti noi. Questo paradosso ecologico tradisce la fiducia dei clienti e pone anche importanti interrogativi sull’effettiva sostenibilità di tali pratiche.

Iniziative “green” per i consumatori ma estremamente remunerative per gli imprenditori

Negli ultimi anni, l’acqua del rubinetto filtrata è diventata una consuetudine in molti ristoranti italiani, specialmente nel Nord. Questi locali hanno sostituito le tradizionali bottiglie di acqua minerale con caraffe e bottiglie riempite con acqua del rubinetto trattata da sistemi di filtrazione. Questi sistemi rimuovono il sapore e l’odore di cloro, aggiungono bollicine o raffreddano l’acqua, ma non ne migliorano la sicurezza. In pratica, i ristoratori vendono l’acqua del rubinetto a un prezzo simile a quello dell’acqua minerale, giustificando il costo con il pretesto della sostenibilità ambientale.

La vendita di acqua del rubinetto filtrata è una pratica lucrativa per i ristoranti, ma ingiusta per i clienti – biopianeta.it

Il regolamento europeo Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR), approvato nell’aprile 2024, incoraggia in effetti gli Stati membri a promuovere l’uso di acqua del rubinetto nei ristoranti, mense, bar e caffetterie. La normative, però, suggerisce anche che questa acqua andrebbe servita gratuitamente o a prezzo minimo in contenitori riutilizzabili. Nonostante ciò, molti ristoratori scelgono di addebitare prezzi elevati per l’acqua del rubinetto filtrata, sfruttando l’opportunità di incrementare i loro guadagni.

Secondo Luciano Sbraga dell’ufficio studi Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), purtroppo non esistono politiche impositive che obblighino i ristoranti a offrire acqua del rubinetto gratuitamente. Sbraga sottolinea che molte aziende già servono “acqua trattata”, che richiede una manutenzione accurata per garantirne la sicurezza. Tuttavia, la pratica di vendere questa acqua a prezzi elevati è una chiara dimostrazione di come le iniziative green possano essere manipolate per massimizzare i profitti.

Questa pratica si traduce in un notevole vantaggio per i ristoratori. Secondo l’indagine della redazione di “Il Fatto Alimentare”, con un costo mensile di 50-60 euro per la manutenzione dell’impianto di filtrazione, i ristoranti riescono a coprire queste spese in sole due settimane, vendendo acqua del rubinetto filtrata a 2 euro per bottiglia. Nei restanti giorni dell’anno, i guadagni possono raggiungere i 15.000 euro solo dalla vendita dell’acqua trattata, oltre ai 30.000 euro derivanti dal coperto.

La crescente insoddisfazione dei consumatori ha quindi portato al lancio di una petizione su Change.org, il 13 ottobre scorso, rivolta a Confersercenti, Confcommercio e al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. La petizione chiede che i ristoranti servano gratuitamente acqua del rubinetto, come avviene in molte altre grandi città del mondo. In pochi giorni, sono state raccolte oltre 29.000 firme, ma le risposte dalle associazioni e dai ristoratori sono state scarse, indicando una chiara resistenza a rinunciare a un lucroso guadagno annuale.