Il conflitto tra Ucraina e Russia non sta solamente distruggendo intere città e vite umane, ma anche fauna e flora del Paese.
Tutte le guerre portano purtroppo distruzione, povertà e dramma per la perdita di migliaia di esseri umani e per la scomparsa di intere città. E non solo: i fumi tossici e le varie sostanze chimiche, che si disperdono nell’aria dopo un bombardamento, causano dei danni irreparabili all’ambiente e alle specie animali esistenti.
Fino ad oggi, il conflitto tra Ucraina e Russia ha, ad esempio, rilasciato nell’atmosfera circa 150 milioni di tonnellate di CO2 e di altri gas serra pericolosi. In modo particolare, il 25% delle emissioni degli ultimi due anni proviene dalle operazioni militari, precisamente dai mezzi corazzati e dalle munizioni ad alta esplosività che incendiano enormi aree.
Le conseguenze ambientali della guerra tra Ucraina e Russia
Secondo un recente studio, il conflitto russo-ucraino sta addirittura modificando le rotte migratorie delle aquile, in particolar modo quelle appartenenti alla specie anatraia maggiore. Quest’ultima ha infatti cambiato il suo percorso, poiché i continui bombardamenti non permettono al rapace di creare un habitat sicuro e stabile.
Il bellissimo uccello, che fa parte della famiglia delle Accipitridi, è quindi costretto ad effettuare una lunga deviazione e a ridurre le soste per riposarsi. Per questo motivo, gli esperti lo hanno purtroppo inserito nella lista delle specie a rischio estinzione.
I ricercatori britannici dell’University of East Anglia, della British Trust for Ornithology e dell’Estonian University of Life Sciences hanno inoltre utilizzato il tracciamento GPS per monitorare gli spostamenti di 19 esemplari di aquile. Si tratta quindi della prima prova diretta di un cambiamento migratorio causato da una guerra, ai danni di una specie animale volatile.
Tuttavia, il suddetto studio dimostra anche che i rapaci possono modificare e pianificare i propri spostamenti a seconda delle attività umane. Ed ecco che questi animali stanno riprogrammando i loro flussi migratori in un momento drammatico come questo, in cui c’è una guerra lungo il loro percorso preferito.
Ciò significa che la vita degli animali è intrinsecamente connessa con le attività umane e con tutto ciò che viene quotidianamente creato o distrutto. I ricercatori hanno inoltre scoperto che le aquile percorrono circa 85 chilometri in più, rispetto al periodo prebellico. Per la precisione, si parla di 246 ore di viaggio per le femmine e 181 ore per i maschi. Prima della guerra le aquile femmine viaggiavano invece per 193 ore, mentre i maschi per 125 ore.