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Chi soffre di malattie cardiache può andare in vacanza in montagna? Gli effetti sulla salute e i rischi che pochi conoscono

Si può fare una vacanza in montagna quando si soffre di una malattia cardiaca? Ci sono effetti e rischi per la salute che non tutti conoscono.

La montagna è un luogo meraviglioso e al tempo stesso pericoloso, dove ci si eleva e si entra in contatto con la natura, ma dove bisogna anche fare attenzione a non muoversi con superficialità. Una regola non scritta – ma estremamente rigorosa – che riguarda tutti, a maggior ragione chi soffre di malattie cardiache.

Degli effetti sulla salute e sui rischi che corre in montagna chi soffre di malattie cardiache parla, sul sito dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, il professore Alberto Margonato, responsabile dell’unità operativa di cardiologia del San Raffaele nonché ordinario di cardiologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.

L’esperto cardiologo ricorda come fare attività fisica in montagna e raggiungere le cime può avere effetti negativi per ipertesi e cardiopatici. Motivo per cui chi ha la pressione alta deve stare attento ancora di più rispetto agli altri. Ma allora chi soffre di malattie cardiache può andare a fare le vacanze in montagna?

Vacanza in montagna e malattie cardiache, quali sono i rischi per la salute

I problemi per i pazienti che soffrono di cuore derivano soprattutto dall’aumento di pressione. Motivo per cui è sconsigliato salire oltre quanto consentito e seguire alcune piccole regole di comportamento, come mangiare bene e stare al caldo, e fare dei controlli medici prima della partenza per la montagna.

La montagna può rivelarsi molto insidiosa per chi soffre di cuore – biopianeta.it

Mano a mano che si sale in quota infatti la concentrazione di ossigeno tende a diminuire. Anche il freddo non è amico di chi ha problemi di cuore, dato che costringe arterie e coronarie facendo aumentare la pressione. Questo significa favorire gli episodi di ischemia, specialmente in chi è già predisposto. Inoltre, una volta superati i 1.500 metri di altitudine – e ancor più dopo i 2.000 metri – aumenta la pressione.

L’esperto consiglia di evitare le altitudini ai pazienti con forme instabili di ischemia o scompenso cardiaco grave. Può andare invece in montagna il paziente con una ipertensione ben controllata, una malattia coronarica non grave, un lieve scompenso cardiaco (di classe prima e seconda) e una pressione ottimale.

Questi pazienti però dovranno adottare alcuni fondamentali accorgimenti come coprirsi molto bene, in particolare torace e bocca, cercare di abituare il corpo all’altezza senza repentini cambi di altitudine. Occorre anche evitare di mangiare cibi grassi e molto salati, alcolici e ogni genere di alimento che aumenti la pressione arteriosa. Andrà poi evitato – o limitato al minimo – l’esercizio fisico, preferendo decisamente la camminata alla corsa. In generale, se possibile è meglio tenersi sotto i 2.000 metri di altitudine.