Pesticidi, attenzione alla verdura: qual è la tipologia più a rischio secondo Legambiente
L’uso dei pesticidi non è una cosa rara: sono presenti anche nella verdura. Il report di Legambiente parla chiaro. I dati non lasciano alcun dubbio.
Trovarsi a mangiare un piatto i cui ingredienti sono cresciuti grazie all’utilizzo dei pesticidi è una cosa che può avvenire e anche di frequente. I dati promossi da un ente qualificato certificano la situazione.
A ribadirlo è Legambiente che ogni anno stila un report sui dati relativi ai pesticidi. Si tratta di dettagli che le persone vogliono conoscere, ma i risultati non sono di certo così entusiasmanti, anzi.
Cosa emerge dai dati
Legambiente ribadisce che quasi il 55% dei campioni analizzati risulta senza pesticidi, nel 44,1% dei casi ci sono tracce di almeno uno o più fitofarmaci. Ma quali sono i prodotti maggiormente a rischio? Sicuramente la frutta (oltre il 70% dei campioni ne contiene un residuo), in particolare pere (91,6%) e uva da tavola (88,3%). Tracce di fitofarmaci sono presenti anche nei peperoni (60,6%), non mancano anche in questo caso le sorprese (in negativo ndr).
Non se la passano bene anche cereali integrali e vino che contengono residui di fitofarmaci pari rispettivamente a 77,7% e 61,8%. Sono infatti diversi i pesticidi presenti rinvenuti all’interno dei prodotti: si tratta di Acetamiprid, Boscalid, Fludioxonil, Azoxystrobina, Tubeconazolo e Fluopyram.
In alcuni casi sono stati scoperti fitofarmaci in realtà già revocati dal mercato dal 2020. Questo è quanto emerso durante l’attività di controllo: scoperte tracce di Imidacloprid, pesticida ritrovato in decine di campioni di albicocche, arance, banane, carciofi, mandarini, peperoni, uva e pomodori.
Come vanno le cose con la verdura
Per quanto riguarda la verdura, invece, la situazione è differente. Nel 65,5% dei campioni non ci sono residui, in oltre il 33% risultano uno o più pesticidi: i più colpiti sono i peperoni, a seguire i pomodori (55%) e con almeno la presenza di un pesticida.
Sulla questione si è espresso anche Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, che ha fatto il punto sulla situazione in Italia. “Il nostro Paese si sta dimostrando esempio virtuoso per l’intera Europa in fatto di riduzione dell’uso dei pesticidi, grazie soprattutto alle sempre più numerose aziende che scelgono l’agricoltura biologica, non di certo a politiche nazionali significative in tal senso […] È quindi necessario un impegno più incisivo, considerando la richiesta dell’Unione europea di raggiungere un taglio dell’uso del 62% dei pesticidi entro il 2030“, ribadisce Zampetti.